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Lumpy Skin Disease
13.07.2025 - 16:28
Niente allarmismo ma una giusta attenzione per un caso di dermatite nodulare contagiosa, “Lumpy Skin Disease”, una malattia virale dei bovini, scoperto in un allevamento in provincia di Mantova, a Porto Mantovano. E, nella fascia di protezione e sorveglianza sono ricaduti anche dieci allevamenti polesani, fra Castelnovo Bariano, Castelmassa, Giacciano con Baruchella Ceneselli e Calto. La patologia in questione, colpisce bovini e bufali ma non l’uomo, non è quindi una zoonosi, né direttamente né attraverso il consumo di carne o latte, ma è contagiosa, trasmessa prevalentemente da insetti come alcune specie di mosche e zanzare e dalle zecche, e rientra tra quelle di categoria A, cioè malattie che non sono normalmente presenti nell’Unione Europea e che, in caso di insorgenza, richiedono l’eradicazione immediata. Perché negli animali colpiti, oltre ai tipici noduli sulla pelle, causa febbre e sintomi vari e può anche portare alla morte, soprattutto in capi che non siano stati esposti al virus in precedenza. Tra le misure per controllare la malattia ci sono le vaccinazioni e l’abbattimento dei capi infetti.
La Cia del Veneto, rimarca quindi come “1543 allevamenti di bovini che si trovano nel Basso Veneto, 1.492 in provincia di Verona, 25 in provincia di Vicenza, 16 nel padovano e 10 in Polesine, ricadono sotto le aree di protezione e sorveglianza messe a punto dalla Regione nell’ambito del contrasto alla dermatite nodulare contagiosa. Nessun allarmismo, ma il primo focolaio registrato a Porto Mantovano, comincia a preoccupare gli allevatori”.
Il caso positivo è stato rilevato, lo scorso 21 giugno, in un bovino di un allevamento della Sardegna, dove proprio dal 20 giugno si è scoperto un focolaio in provincia di Nuoro, con altri tre allevamenti risultati interessati sempre fra Nuoro e Sassari, dal quale, recentemente, erano state effettuate movimentazioni in uscita verso due aziende lombarde: una della provincia di Mantova e una di Cremona. Un caso è emerso anche in Francia, in Alta Savoia.
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Il focolaio nell’allevamento mantovano è stato dichiarato “estinto” dal Sistema informativo malattie animali. Ma le misure di precauzione e prevenzione restano in vigore per evitare altri contagi, visto che la soluzione dell’abbattimento dei capi provoca ripercussioni economiche pesanti per le aziende che si trovano coinvolte.
La Cia rimarca che la dermatite nodulare contagiosa è “un fenomeno virale che colpisce solo i bovini, l’uomo ne è indenne, e che da decenni non era presente in Europa. Nei giorni scorsi Cia Veneto ha partecipato ad una riunione tecnica nella quale sono state fornite indicazioni ad hoc. In primo luogo, i servizi veterinari delle Regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno istituito una zona di protezione, nel raggio di 20 chilometri, e una di sorveglianza 50 chilometri attorno al Comune di Porto Mantovano”.
Gli allevamenti polesani ricadono tutti nella fascia di sorveglianza. Attualmente le movimentazioni dei capi da vita sono possibili solo all’interno della zona di restrizione, previa visita veterinaria e test clinici. Bloccate, invece, le movimentazioni verso i macelli, eccetto quelli designati, ovvero autorizzati da un punto di vista sanitario. Per quanto riguarda il latte, non sono previste specifiche restrizioni nella movimentazione, ma il rafforzamento delle misure igienico sanitarie durante il trasporto e l’obbligo della pastorizzazione o “trattamento termico equivalente”, come normalmente avviene negli stabilimenti di lavorazione.
La Regione Veneto ha inoltre lanciato un forte richiamo alla lotta agli insetti negli allevamenti e nei camion. Se non si manifesteranno ulteriori casi, il periodo di restrizione durerà fino al prossimo 11 agosto.
“I nostri allevatori sono in prima linea, con l’unico obiettivo di contenere il focolaio - sottolinea il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini – Desideriamo collaborare coi servizi veterinari delle Ulss interessate a tale criticità. Non solo. Abbiamo chiesto alle autorità competenti che in questa fase i veterinari del servizio pubblico vengano affiancati da quelli privati al fine di eseguire controlli rigorosi. In ogni caso la guardia deve rimanere alta poiché risultano coinvolte le tre Regioni con il maggior valore produttivo bovino a livello nazionale”.
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