VOCE
ECONOMIA
14.07.2025 - 13:02
In un'Italia sempre più diseguale, la ricchezza si concentra nelle mani di pochi, mentre le nuove generazioni affrontano un futuro incerto. Un recente report del think tank indipendente Tortuga, composto da giovani ricercatori e studenti di economia e scienze sociali, mette in luce una realtà preoccupante: il 10% più ricco della popolazione detiene oltre il 60% della ricchezza totale del Paese. Questo dato, supportato da statistiche Eurostat, evidenzia una distribuzione patrimoniale fortemente sbilanciata, con la metà più povera della popolazione che possiede solo il 7,4% della ricchezza complessiva.
Il report di Tortuga non si limita a fotografare la situazione attuale, ma analizza anche le disuguaglianze intergenerazionali. Le generazioni più giovani, come i Millennial e la Generazione Z, possiedono livelli di patrimonio significativamente inferiori rispetto ai loro predecessori. Un italiano nato nel 1946, alla soglia dei 40 anni, aveva un patrimonio del 50% superiore rispetto a un quarantenne del 2025. Questo divario non solo riflette un disagio economico crescente, ma incide anche sulle prospettive di vita delle nuove generazioni, sempre più incerte e declinanti. Le radici di questa disuguaglianza sono molteplici. La crescita economica stagnante e la bassa produttività degli ultimi decenni hanno contribuito a mantenere bassi i salari reali. Inoltre, la Banca d'Italia rileva che nel 2022 il 75% della ricchezza nazionale era detenuto da individui over 50, con il 40% nelle mani dei pensionati. Questo scenario, definito "allarmante" da Tortuga, sottolinea la necessità di una riflessione collettiva per redistribuire in modo più equo non solo la ricchezza, ma anche le opportunità di crescita e realizzazione personale.
La disuguaglianza economica è strettamente legata a una minore mobilità sociale. In Italia, l'elasticità intergenerazionale del reddito è alta, indicando che il destino economico di un individuo è fortemente influenzato dalla sua origine familiare. Questo fenomeno, noto come "rottura dell'ascensore sociale", è particolarmente marcato in Paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Italia, mentre i Paesi nordici si distinguono per una maggiore equità e mobilità sociale.
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