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MALTRATTAMENTI

Si lavora per far tornare le maestre

Le difese stanno raccogliendo il materiale per il ricorso contro la sospensione per un anno

Si lavora per far tornare le maestre

Le difese stanno raccogliendo il materiale per il ricorso contro la sospensione per un anno

Incredulità, sgomento, ma anche timore per il futuro della scuola dell’infanzia al centro dell’indagine di carabinieri e Procura, che ha portato alla sospensione per 12 mesi di tre educatrici della Pietro Selmi di Polesella.

Sono questi i sentimenti dominanti in paese, dopo una notizia che è letteralmente deflagrata nella comunità.

Come andrà l’anno prossimo la campagna delle iscrizioni? Questa la domanda che in molti si fanno, riguardo il futuro di un servizio che, per un piccolo Comune, è cruciale. Da molti punti di vista.

Considerazioni che, ovviamente, esulano dalla prospettiva della giustizia e dalle competenze degli investigatori, ma che, al contrario, non possono che essere basilari per la comunità.

Intanto, le difese - affidate agli avvocati Angela Zambelli, Giorgio Crepaldi e Gianluca Masiero - sono al lavoro, senza sosta, sin dal momento in cui, dopo l’interrogatorio dell’8 luglio, che ha visto tutte le educatrici rispondere e fornire la propria versione dei fatti, la sospensione è scattata.

Il prossimo passo sarà, certamente, la presentazione di un ricorso contro la misura cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo.

Molto probabilmente, buona parte della sorte e del futuro del procedimento penale si giocherà, come spesso avviene in inchieste di questo tipo, sulla contestualizzazione e connotazione dei comportamenti contestati dal capo di imputazione.

Come vanno, cioè, correttamente considerati quegli atteggiamenti? Reati, e gravi, come sono i maltrattamenti ipotizzati? Atteggiamenti sgradevoli, ma non reati veri e propri, o comunque meno gravi dei maltrattamenti? Sono distinzioni non banali, che saranno al centro dello scontro accusa - difese.

L’imputazione si concentra, in primo luogo, su presunte "violenze morali". Ossia "espressioni di disprezzo, umiliazioni, aggressioni verbali, urla, minacce, totale assenza di attività ludico motorie, azione repressiva di qualsivoglia tentativo di interazione sociale da parte dei minori"; nel medesimo capo di imputazione, tuttavia, figurano anche presunti casi di "condotte talvolta di natura fisica", soprattutto strattoni e "colpi di cuscino".

I bimbi, secondo il quadro tracciato dalla Procura, sarebbero stati minacciati, dicendo che sarebbe loro stata tolta la coperta, o le scarpe, o che sarebbero stati messi a dormire a terra, o che il lettino sarebbe stato messo in corridoio. Ancora, urla, quando i bimbi non avrebbero giocato in una maniera ritenuta adatta alle circostanze. In altri casi, ai piccoli, per punizione, sarebbero state tolte le scarpette, o il bicchiere, o sarebbero stati messi in punizione, lontano dagli altri, seduti o in piedi.

Non vengono, insomma, contestate tanto "botte" vere e proprie, ma, nel complesso, un "sistema" e un "clima" in grado di configurare i maltrattamenti.

Su questo fronte, allora, l’intenzione delle difese appare quella di smontare questa ricostruzione, dando una lettura differente dei singoli episodi, riconducendoli in un contesto di appropriatezza.

Diverso il discorso, invece, per quanto concerne la mancanza di attività ludico motorie, per la quale, al contrario, saranno depositati agli atti le annotazioni e la documentazione che dovrebbero attestare come queste iniziative sarebbero state volte eccome, coerentemente con quanto previsto.

Un supporto importante, per la contestualizzazione e la interpretazione dei vari episodi, sarà senza dubbio fornita dalle registrazioni realizzate dagli investigatori all’interno della struttura, dotate tanto di audio quanto di video. Il futuro del procedimento è, insomma, tutto da scrivere. E, se è normale che notizie di maltrattamenti - presunti - di bimbi di pochi anni, suscitino sdegno e rabbia, lo è altrettanto ricordare come si sia ancora nella fase delle indagini preliminari.

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