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settimana dei diritti umani

“Viene meno il rispetto del diritto”

La presidente di Amnesty Italia Bonetti ha lanciato l’allarme: “Logiche egoistiche degli Stati”

La presidente di Amnesty Italia Bonetti ha lanciato l’allarme: “Logiche egoistiche degli Stati”

Guerra e pace”: no, non il tomo di Tolstoj ma un dibattito urgentemente attuale che ha dato il la alla terza edizione della “Settimana dei diritti umani”, ufficialmente inaugurata questa sera (14 luglio) in Gran Guardia.

Appuntamenti, dialoghi, cultura, musica e arte; tutto questo per una kermesse che, fino al 20 luglio, animerà il centro storico della città portando i venti polverosi della situazione geo politica mondiale per capire a fondo l’urgenza di un’umanità da riscattare e tutelare, ovunque essa sia. “Sta venendo meno il rispetto del diritto internazionale che è la base su cui è stata costruita la convivenza tra gli Stati dopo le tragedie della seconda guerra mondiale”, ha esordito, nel tavolo di dialogo sul tema, Alba Bonetti, presidente Amnesty International Italia, dopo i saluti di Giuliana Bregolin, assessore al bilancio per il comune di Rovigo.

In concomitanza con la 28esima edizione di “Voci per la Libertà, una canzone per Amnesty”, l’edizione 2025 è partita seguendo le drammatiche fotografie della mostra “I Grant You Refuge” (vi concedo rifugio), collettiva di sei fotografi palestinesi narrante il dramma della popolazione di Gaza. Corpi a terra, crocifissi veri sul pavimento bianco di pseudo ospedali, tende da campo che diventano asili per bambini privati dell’inenarrabile voglia di infanzia. Indifferenza, questioni di diritto internazionale, semplice strategia di guerra o un problema più grande?

“Adesso quegli stessi Stati che hanno firmato trattati e convenzioni internazionali sembrano indifferenti agli impegni che hanno assunto, sembrano più interessati a portare avanti delle logiche egoistiche e imperialistiche, direi” ha aggiunto Bonetti, evidenziando anche un problema insito nella “resistenza-resilienza” (filo conduttore della settimana), quello della libertà di informazione: “E’ fondamentale per far sì che le persone siano a conoscenza di quanto i loro diritti vengono messi a repentaglio. Nella guerra in corso adesso a Gaza abbiamo registrato il più alto numero di vittime tra i giornalisti in una guerra di epoca moderna. Si vuol far tacere le voci che possono raccontare come effettivamente stanno le cose”.

Un grido che ha perforato anche l’esperienza raccontata da Ajna Jusic, presidente “Forgotten Children of War”, l’associazione che, dal 2015, ha raccolto le macerie di vite non raccontate, nella Bosnia Erzegovina post ’95. Quelle, ha spiegato: “Dei bambini nati da stupri, per rapporti sessuali consenzienti o violenti, con militari mandati in missione, operatori umanitari internazionali, o a seguito di matrimoni forzati durante l’occupazione bellicosa del paese”.

Sono poi intervenuti Cinzia Sciuto, direttrice di MicroMega, e Michele Lionello di Voci per la Libertà che ha sottolineato la concomitanza dell’evento con i 50 anni di impegno nella tutela dei diritti umani di Amnesty Italia. Conclusione nel segno della cultura con l’inaugurazione, in pescheria, delle mostre “Breaking Free” e “La lotta, il coraggio e l’amore” e la proiezione di “Womeness”.

L’appuntamento si rinnova oggi in Gran Guardia alle 18, con il film “Come se non ci fosse un domani”, alle 19.30, nei Giardini delle Due Torri, il dibattitoLibertà sotto assedio: tra censura e repressione del dissenso” e alle 21.30 il talk-spettacolo “Le città invivibili”.


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