VOCE
porto tolle
17.07.2025 - 21:19
“Il nostro settore rischia di scomparire. Ogni giorno smaltiamo centinaia di quintali di granchio blu, spendiamo migliaia di euro e non vediamo un centesimo di rimborso. Così non si può andare avanti”.
È l’allarme lanciato da Paolo Mancin, presidente del Consorzio pescatori di Scardovari, che racconta la situazione sempre più drammatica che vivono i pescatori del Delta del Po, travolti dall’invasione del granchio blu e da una macchina burocratica troppo lenta. L’incontro con il commissario Caterino dei giorni scorsi con il sindaco di Porto Tolle e l’assessore regionale Corazzari non ha portato, secondo Mancin, le risposte sperate.
“Abbiamo sentito aggiornamenti che conoscevamo già - spiega -. L’unica promessa è che a giorni sarà firmata l’ordinanza che ci consentirà di chiedere il rimborso delle spese sostenute per lo smaltimento dei granchi. Ma sono mesi che ci sentiamo dire ‘a giorni’”. Il Consorzio ha iniziato la raccolta e lo smaltimento dei granchi blu già da fine aprile, sostenendo ad oggi quasi 300mila euro di spese.
“Solo ieri abbiamo raccolto 320 quintali di granchi, che moltiplicati per 1,50 euro a chilo fanno 45mila euro. Mediamente, ogni giorno raccogliamo 200 quintali. La situazione è insostenibile”. L’invasione del granchio blu ha colpito duramente l’equilibrio dell’intero ecosistema lagunare, compromettendo la raccolta delle vongole e mettendo in ginocchio un settore che già da anni vive difficoltà strutturali.
“Riusciamo a vendere solo una piccola parte, 50-70 quintali al giorno al massimo, quelli che rispettano i criteri: almeno 100 grammi di peso e privi di uova. Il resto finisce nei punti di raccolta, come questo”, spiega indicando una delle aree dove i pescatori scaricano il pescato invendibile. Un progetto di esportazione verso i paesi asiatici, che doveva partire ad aprile, è ancora fermo per problemi tecnici. “Speriamo che parta a fine mese. Intanto, siamo rimasti l’unico punto di raccolta attivo in Veneto: Donada e Chioggia hanno rinunciato. Gestiamo da soli il granchio blu di tutta la regione”.
Dal tavolo istituzionale è emersa la possibilità di un finanziamento da 1 milione di euro, ma ripartito in cinque lotti regionali. “Alla nostra zona ne toccheranno circa 200mila euro, una cifra che con questi ritmi finisce in 10 giorni. È una goccia nel mare”. Il granchio blu è solo una parte del problema. Il settore è in crisi profonda: “A Porto Tolle oltre 500 partite Iva sono state chiuse. Chi abbandona vende tutto e se ne va. Noi stiamo cercando di tenere in piedi circa 1.000 persone, ma è dura. Le lagune dove poter installare i recinti per le colture sono sempre meno: Canarin è ferma, non possiamo usarla senza video-sorveglianza, e le altre lagune soffrono per mancanza di ossigeno e ricambio d’acqua”.
I pescatori denunciano anche la mancanza di interventi strutturali: “La Regione ha fatto qualcosa, ma non basta. Abbiamo già perso due piccole lagune negli ultimi 10 anni. Se perdiamo anche Canarin, siamo finiti”. Il dato più allarmante riguarda la produzione: “Rispetto al 2023, saremmo contenti di fare il 5% di quello che facevamo allora. L’anno scorso abbiamo chiuso con zero produzione. Quest’anno, grazie alle cooperative e ai presidi come reti e barriere, qualcosina stiamo raccogliendo, ma è appena sufficiente a sopravvivere, a pagare i contributi. Contributi che, nonostante le promesse di sospensione, dobbiamo comunque versare. La prima rata è scaduta in questi giorni. Abbiamo perso il 90% del fatturato rispetto al 2023 - conclude Mancin -e senza i fondi Fsc che attendiamo da mesi, non possiamo resistere ancora a lungo. Qui rischia di morire non solo un’economia, ma una comunità intera”.
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