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"Sì alla zona rossa a Rovigo"

Interviene il Sap, Sindacato Autonomo di Polizia

"Sì alla zona rossa a Rovigo"

“Nella sola provincia di Rovigo quest’anno andranno in pensione 20 colleghi ed il saldo con i nuovi arrivi al netto dei trasferimenti sarà ancora negativo. Il nostro posto di polizia alla stazione ferroviaria da tempo sotto organico e ad oggi è composto di sole 5 unità”.

A rimarcarlo, la segreteria provinciale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia, che in una nota sottolinea: “In questi anni il Sap ha ben fatto la sua parte segnalando tempestivamente già nel 2010-11 le prevedibili gravi carenze d’organico del nostro sistema di sicurezza. Non solo abbiamo fatto la nostra parte denunciando le carenze d’organico, ma anche proponendo soluzioni innovative come l’utilizzo del taser e l’impiego delle body cam nei servizi di polizia che oggi, finalmente, sono diventati una dotazione ordinaria. E’ tempo che anche tutti gli altri ‘attori’, compreso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto, che dicono di aver a cuore la sicurezza dei cittadini, facciano la loro parte. Anche i cittadini, denunciando ogni episodio anti-sociale”.

Poi, aggiunge: “Ben venga l’istituzione di una ‘zona rossa’, così come previsto dai recenti decreti sulla sicurezza, con un regolare presidio di operatori delle forze di polizia trasferiti o aggregati in città al fine di evitare l’utilizzo di operatori in sede che sguarnirebbe il già precario sistema di sicurezza in essere”. E rilancia: “E’ tempo che il Comune di Rovigo appronti almeno il terzo turno degli operatori di polizia locale. Di fondamentale importanza è l’intervento tempestivo degli enti locali, amministrazioni comunali per prime, finalizzato all’eliminazione del degrado urbano fatto di edifici fatiscenti, di sporcizia diffusa e di senso dell’abbandono presenti in alcune aree della città, come per esempio le zone adiacenti alla stazione di Rovigo”.

Il Sap evidenzia poi che “i tre accoltellamenti e l’ultima barbara violenza sessuale susseguitasi alle violente percosse subite da una donna inerme e vulnerabile che dormiva all’interno della stazione di Rovigo sono accaduti in ambito urbano, alla presenza di testimoni oppure, come nel caso recentissimo della violenza cui è seguito lo stupro, nei locali interni alla stazione ferroviaria di Rovigo sotto l’occhio attento delle telecamere di sorveglianza che ne hanno documento la brutale efferatezza. Le modalità indicano chiaramente il senso di impunità che pervade chi compie atti così gravi, ben consapevoli di poter essere individuati, così com’è avvenuto in tutti i casi grazie alla pronta attività posta in essere dai nostri uffici investigativi, ma altrettanto certi che nella peggiore delle ipotesi saranno sottoposti ad una blanda misura cautelare (arresti domiciliari) ed avranno forse tra qualche anno una (incerta) condanna altrettanto contenuta e nel giro di pochissimi anni, anche grazie al sistema premiale del regolamento penitenziario, essere già fuori".

"A fronte di una impunità così diffusa ed avvertita, cui sembra che il legislatore voglia porre timidamente (troppo timidamente) rimedio, le soluzioni approntate appaiono insufficienti e tardive. Tardivo, seppure necessario ed urgente, è il rinforzo e l’intensificazione dei servizi di controllo del territorio immediatamente predisposti con lo straordinario ausilio del personale del Reparto prevenzione crimine Veneto che ha sede nella vicina Padova, che testimoniano tutta la fragilità dell’organico delle forze di polizia presenti in città, evidentemente insufficienti a causa di una scellerata programmazione voluta dai Governi che si sono succeduti dal 2014 ad oggi”.

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