VOCE
LA STORIA
18.07.2025 - 15:49
Era la notte tra il 16 e 17 luglio del 1918, l'impero dei Romanov giunse a una tragica conclusione. La famiglia imperiale, composta dallo zar Nicola II, sua moglie Alessandra e i loro cinque figli, fu brutalmente uccisa dai bolscevichi, ponendo fine a tre secoli di dominio. Questo evento non solo segnò la fine di una dinastia, ma alimentò anche un alone di mistero attorno al loro destino, che continua a suscitare interesse e curiosità.
Nicola II salì al trono nel 1894, descritto come un uomo privo di immaginazione e indeciso, si trovò a fronteggiare la rivoluzione interna e il disastro della Prima guerra mondiale. La sua fede nel diritto divino di regnare, condivisa dalla moglie Alessandra, non bastò a salvare la dinastia. La sua polizia segreta, l'Ochrana, operava impunemente, mentre la sua gestione fallimentare delle guerre e delle rivolte interne lo rese sempre più impopolare. Nonostante le difficoltà, Nicola e Alessandra erano legati da un forte amore, un'unione rara tra i monarchi dell'epoca. Tuttavia, la salute del loro unico figlio maschio, Aleksej, affetto da emofilia, rese la famiglia vulnerabile. Fu in questo contesto che Grigorij Rasputin, un mistico siberiano, entrò nelle loro vite. Rasputin, con la sua presunta capacità di alleviare le sofferenze di Aleksej, divenne una figura influente, soprattutto per Alessandra. La sua presenza a corte alimentò il risentimento popolare e contribuì al declino della famiglia.
Dopo l'abdicazione di Nicola nel 1917, i Romanov furono tenuti prigionieri dai bolscevichi. Inizialmente confinati a Carskoe Selo e poi trasferiti a Tobol’sk, la famiglia visse un periodo di relativa tranquillità. Tuttavia, le speranze di un esilio sicuro svanirono quando furono trasferiti a Ekaterinburg, una città fortemente anti-zarista. Qui, nella Casa Ipat’ev, la loro sorte era ormai segnata. Nella notte del 16 luglio 1918, i Romanov furono condotti nel seminterrato della Casa Ipat’ev con il pretesto di un trasferimento per la loro sicurezza. Fu lì che Jakov Jurovskij, il loro carceriere, lesse la sentenza di morte. In pochi minuti, la famiglia imperiale e i loro servitori furono brutalmente uccisi. I corpi furono poi dispersi e nascosti, alimentando per decenni speculazioni e leggende sul loro destino.
Solo dopo il crollo dell'Unione Sovietica, la verità sulla fine dei Romanov iniziò a emergere. Nel 1991, i resti di nove persone furono esumati e identificati come membri della famiglia imperiale e del loro seguito. Nel 2007, furono ritrovati anche i resti di Aleksej e Marija, confermando definitivamente la tragica fine della dinastia.
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