VOCE
la storia
18.07.2025 - 22:30
La sua preparazione e tempestività d’azione hanno salvato la vita a un centinaio di persone che si trovavano in un hotel di Roma, molti lì dopo aver assistito al concerto di Ultimo e che poteva essere per loro davvero l’ultimo, a causa di una fuga di monossido di carbonio.
E’ stato additato come eroe, ricevendo lodi, encomi ed il ringraziamento del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Lui si chiama Danilo Lizzi, ha 35 anni, lavora come infermiere del 118, è originario della Calabria, e nel suo percorso professionale anche un’ importante tappa in Polesine. La prima da infermiere, dopo aver lavorato come ausiliario. Un’esperienza che lui stesso sottolinea nei suoi ringraziamenti, oltre a quello per la lungimiranza di chi ha dotato gli equipaggi del 118 di sensori di monossido di carbonio, “killer inodore”: “Sicuramente un grande aiuto lo devo all’esperienza che ho avuto sia quando lavoravo al 118 di Latina, sia nell’esperienza come infermiere di anestesia in Valtellina e a Villafranca di Verona. E non posso dimenticare l’esperienza al Covid Hospital di Trecenta. In tutti questi posti ho lasciato un pezzo di me, ma soprattutto ho appreso qualcosa che porto sempre con me”.
In Polesine ha vissuto i momenti più duri della pandemia: dal primo aprile 2020 l’ospedale San Luca era stato trasformato in “Covid hospital” del Polesine, accogliendo tutti i ricoverati Covid, simbolo di una lotta andata avanti per mesi, combattuta in apnea dal personale sanitario. E Lizzi era fra quelli, assunto dall’Ulss Polesana proprio da aprile 2020. Poi, il suo percorso professionale ha seguito altre strade. Fino ad arrivare a Roma.
Dove, appunto, alle prime ore del 14 luglio, dopo la chiamata al 118 del portiere del Raganelli Hotel di via Aurelia 738, che chiedeva aiuto per una bambina di 5 anni, che aveva perso i sensi sbattendo la testa, ha vestito, nuovamente verrebbe da dire, i panni di angelo. Salvando la vita a tutte le persone che si trovavano nella struttura. Anche se lui taglia corto: “Non sono un eroe, ma uno dei tanti operatori che fanno questo lavoro ogni giorno con dedizione: qualsiasi mio collega avrebbe agito nello stesso identico modo”.
E’ lui stesso a raccontare quei momenti concitati e decisivi: “Quando siamo arrivati in albergo - mi sono diretto subito verso la stanza in cui ci avevano segnalato la bambina che aveva avuto una sincope con possibile trauma cranico. I genitori hanno spiegato che erano stati in piedi dall’alba per andare al concerto di Ultimo a Roma, ore sotto il sole, poi la pioggia, tanta stanchezza: una situazione che poteva giustificare un malore. Ho consigliato comunque di accompagnare la bambina in ospedale. Però, ho chiesto di aspettare un attimo, perché non ero convinto. Il rilevatore di monossido aveva suonato e, nonostante mi avessero parlato di un guasto elettrico in hotel che avrebbe potuto interferire con i dispositivi elettronici, la situazione non mi convinceva".
"Insieme al mio autista-soccorritore Marco Trinca, ho deciso di far aprire tutte le finestre della hall, in modo da far defluire un’eventuale concentrazione di gas. Dopo circa 10 minuti il sensore non suonava più. Questo significava che l’aria si era ‘ripulita’. A quel punto ho preso il rilevatore e mi sono diretto verso le camere. Appena mi avvicinavo alle stanze il sensore ricominciava a segnalare la presenza di monossido. Lì ho avuto la certezza che la situazione fosse grave. Proprio in quel momento sono stati gli stessi ospiti dell’hotel ad avvisarci che un’altra persona aveva avuto una sincope".
"Ho immediatamente allertato la centrale per attivare la procedura di maxiemergenza e richiesto il supporto dei vigili del fuoco, mentre mi attivavo per dare l’allarme generale. Al mio collega ho affidato il compito di mettere in sicurezza all’esterno dell’albergo tutte le persone evacuate, predisponendo sedie e ricoveri di fortuna, mentre io mi occupavo di percorrere cinque piani a piedi, stanza per stanza, chiamando in italiano e inglese per raggiungere anche i turisti stranieri. Siamo riusciti, in due, nell’arco di circa 30 minuti, a far evacuare 96 persone. I vigili del fuoco, giunti poco dopo, hanno trovato la struttura ormai svuotata. Non nego che il mio comportamento sia stato, sotto certi aspetti, rischioso. Ho respirato monossido di carbonio per oltre mezz’ora e ho riportato un’intossicazione che mi ha costretto alle cure ospedaliere. Ma non avrei potuto comportarmi diversamente. Non riuscivo a rimanere fermo sapendo di poter evitare il peggio”.
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