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Calcio Serie D

“Comunque vada rivogliamo la C”

Il patron dell'Union Clodiense, Bielo: “Iscritti alla D ma anche per un ripescaggio: la rosa è competitiva con gli ultimi innesti”

“Comunque vada rivogliamo la C”

Non è ancora iniziato il campionato di Serie D, ma l’Union Clodiense ha già messo il turbo. Dopo un’estate trascorsa a rifinire la rosa, il club granata piazza l’ultimo tassello: l’attaccante Federico Moretti, reduce da una promozione in Serie C con la Sambenedettese. “Siamo contenti: è il profilo che ci mancava per completare l’attacco” spiega il presidente Ivano Boscolo Bielo. “Moretti ha vinto e sa cosa significa stare in vetta: con lui alziamo ulteriormente l’asticella e mandiamo un segnale al campionato” aggiunge.

In attesa di due portieri che porteranno l’organico a 28 elementi, l’Union Clodiense può contare su 26 giocatori “mixati fra esperienza e gioventù”. “Abbiamo inserito leader che hanno alzato trofei e ragazzi di prospettiva. Ma i campionati si vincono sul campo, non nei comunicati: perciò partiamo con umiltà e tanto lavoro” sottolinea il patron, fedele a una visione di calcio “operaio”. L’equilibrio è la parola d’ordine: profili di categoria - alcuni con trascorsi in Serie C - innestati sul blocco dei prodotti del vivaio. “Non basta comprare bene per arrivare primi: ogni domenica bisogna guadagnarsi i punti”.

L’altro grande tema dell’estate riguarda la domanda di ripescaggio in Serie C, che cancellerebbe la retrocessione di maggio. “Abbiamo depositato tutta la documentazione, siamo in regola dal punto di vista finanziario e infrastrutturale” rimarca Boscolo Bielo. “Leggo di club già in difficoltà economiche: sarebbe illogico farli partire, rischieremmo un torneo falsato come l’anno scorso, quando due squadre si sono ritirate a stagione in corso. La decisione spetta alla Lega, ma noi ci sentiamo pronti” sottolinea.

Se l’ammissione dovesse sfumare, la missione non cambierà: vincere la Serie D. “La retrocessione mi ha dato ancora più carica – confessa – avevo detto che, se fossimo scesi, avrei lasciato la presidenza; invece sono qui con più entusiasmo di prima. Spero che la città abbia la stessa passione”. L’entusiasmo si riflette nelle trattative lampo di giugno. “I nuovi acquisti non hanno messo davanti la parte economica: volevano giocare proprio qui. Chioggia è diventata un punto di riferimento per tutto il Sud della laguna e per il Polesine” ribadisce il presidente.

A fare la differenza è anche l’impianto. Lo stadio “Aldo e Dino Ballarin”, rimesso a nuovo grazie a un investimento comunale, è ora un gioiello: tribuna coperta, spogliatoi moderni, aree hospitality e capienza pronta ad aumentare. “Già in Serie C era fra i migliori; in D sarà il top” osserva Boscolo Bielo, che ringrazia “l’amministrazione e il sindaco per aver creduto nel progetto”.

I tifosi se ne sono accorti subito: al raduno, sorpreso da un acquazzone, il pubblico è rimasto all’asciutto in tribuna. “Può sembrare un dettaglio, ma racconta quanta strada abbiamo fatto” commenta. Con un impianto così ora tocca al dodicesimo uomo. “Mi aspetto che gli spalti si riempiano e che tutto proceda con serenità. Passione, lavoro e tranquillità: questa è la nostra ricetta” ribadisce Boscolo Bielo. Sul campo l’allenatore Bruno Tedino, confermato, e il direttore sportivo Sandro Federico lavorano senza sosta. “La strada è lunga – ricorda il presidente – ma vogliamo iniziare il campionato in modo solido e crescere giornata dopo giornata”.

Mancano poche settimane al via ufficiale, ma l’Union Clodiense vuole farsi trovare pronta. Rosa profonda, ambizioni chiare, strutture adeguate: ingredienti da “corazzata” in un girone notoriamente duro. Boscolo Bielo predica prudenza – “le partite vanno giocate” – ma il messaggio è chiaro: Chioggia non si accontenta di partecipare. Che l’accesso alla C arrivi da un ripescaggio o da un primo posto conquistato sul campo, la società si prepara a sedersi di nuovo al tavolo dei professionisti, “il luogo in cui questa piazza merita di stare”. E se il granata tornerà presto a sventolare tra i pro, sarà anche merito di quell’entusiasmo “rigenerato” che già oggi, nei cori del Ballarin, sembra contagiare l’intera città.

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