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POLITICA

Sangiuliano, "controllato pure in bagno"

Stalking, umiliazioni e interferenze

Intrighi e pressioni: il caso Sangiuliano e l'inchiesta su Maria Rosaria Boccia

Il mondo politico italiano è scosso da un'inchiesta che coinvolge l'ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e l'imprenditrice Maria Rosaria Boccia. L'accusa è di stalking e interferenze illecite, con dettagli che sembrano usciti da un romanzo noir. Le carte dell'accusa, presentate dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle sostitute Giulia Guccione e Barbara Trotta, delineano un quadro inquietante di pressioni e umiliazioni subite dall'ex ministro.


Maria Rosaria Boccia, al centro dell'inchiesta, è accusata di aver orchestrato una serie di episodi di stalking nei confronti di Sangiuliano, del suo capo di gabinetto Francesco Gilioli e della moglie del ministro, Federica Corsini. Tra le accuse mosse, vi è quella di falso ideologico per aver mentito sul proprio curriculum e di aver registrato conversazioni private tra il ministro e la moglie riguardanti una relazione extraconiugale.


Uno degli episodi più scioccanti descritti nelle carte dell'accusa riguarda l'umiliazione subita da Sangiuliano, costretto a espletare i propri bisogni con la porta aperta, sotto il controllo di Boccia. Questo episodio, insieme ad altri 33 casi di stalking, ha portato il ministro a vivere in uno stato di ansia e paura costante, con conseguenze fisiche e psicologiche significative, tra cui un dimagrimento vistoso e pensieri suicidi. L'inchiesta rivela anche come Boccia fosse in grado di accedere da remoto al cellulare del ministro e di visionare l'ambiente domestico tramite videochiamate. Le interferenze si estendevano anche alla vita pubblica di Sangiuliano, con pressioni per essere informata sui colloqui istituzionali e sull'andamento delle attività ministeriali. Un episodio emblematico è la scomparsa della "chiave d’oro della città di Pompei", un premio destinato al ministro, del valore di circa 14.823 euro. Tra le minacce rivolte a Sangiuliano, spicca una frase che suona come un avvertimento: «La vita è come un ristorante, nessuno se ne va senza pagare». Un messaggio che, insieme ad altri gesti intimidatori, ha contribuito a creare un clima di terrore intorno all'ex ministro. L'inchiesta è ancora in corso e la procura di Napoli si prepara a chiedere il processo per Maria Rosaria Boccia

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