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CRONACA

Il Femminicidio diventa reato

Ergastolo per chi uccide una donna in quanto donna

Il Femminicidio diventa reato

Il disegno di legge che introduce il reato autonomo di femminicidio nell’ordinamento penale italiano ha ricevuto il via libera del Senato con 161 voti favorevoli. Un voto unanime, accompagnato da un lungo applauso in Aula, che ha segnato un momento definito da molti come storico. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha espresso grande soddisfazione, sottolineando come su temi fondamentali l’assemblea sia stata capace di superare ogni appartenenza politica, mostrando unità e responsabilità.

Il testo, di iniziativa governativa, ora dovrà passare alla Camera per l’approvazione definitiva. La votazione si è svolta con il sistema elettronico, su richiesta del capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Il primo passo formale era arrivato a inizio luglio con l’approvazione in Commissione Giustizia. Da lì ha preso forma un provvedimento che segna un punto di svolta nel contrasto alla violenza di genere, rendendo finalmente riconoscibile e punibile in modo specifico il femminicidio.

Il disegno di legge introduce un nuovo articolo nel Codice penale, il 577 bis, che stabilisce la pena dell’ergastolo per chi provoca la morte di una donna agendo per odio, discriminazione, prevaricazione o attraverso comportamenti di controllo, possesso o dominio, proprio in quanto donna. Si tratta di una definizione netta che riconosce la radice strutturale di questo tipo di violenza, legata alla disparità di potere e alla negazione dell’autonomia femminile.

Oltre alla definizione del reato, il provvedimento interviene anche sulla disciplina dei benefici penitenziari per i condannati e prevede obblighi di formazione mirati per chi opera nel contrasto alla violenza, dalla magistratura alle forze dell’ordine, fino ai servizi sociali. L’obiettivo dichiarato è rafforzare gli strumenti di prevenzione e migliorare la protezione delle vittime.

L’approvazione in Senato rappresenta un risultato non scontato, frutto di un’ampia convergenza politica che ha messo da parte le divergenze per affermare un principio condiviso: la vita e la dignità delle donne devono essere tutelate con forza e con norme adeguate. Ora la parola passa alla Camera, ma il segnale lanciato è già chiaro: l’Italia si dota finalmente di una legge che chiama le cose con il proprio nome e non lascia più margini all’indifferenza.

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