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Olimpiadi Milano-Cortina

"Zero indennizzi"

Il sacrificio di molti per le infrastrutture olimpiche

Olimpiadi Milano-Cortina: il prezzo nascosto del progresso

Renato Tabacchi, 76 anni, è uno dei tanti cittadini che hanno visto la loro vita stravolta dai lavori per le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. La sua casa a Tai di Cadore, un tempo rifugio sicuro e prospero punto di ristoro per viaggiatori e amanti della montagna, è ora avvolta dalle ombre di un cantiere che promette progresso, ma che ha portato con sé anche dolore e incertezze.


Renato, dopo cinquant'anni di sacrifici, si trova a dover affrontare una realtà amara: la sua casa, situata a soli 20 metri dall'uscita di un nuovo tunnel stradale, è diventata inservibile. "Non oso pensare ai rumori e agli odori, quando inizieranno a passare 20 mila auto e 1.500 camion al giorno", confessa con amarezza. Costretto a trasferirsi in Friuli, Renato evita di tornare nel Bellunese, preferendo percorsi alternativi per non assistere al "disastro" che, a suo dire, è stato compiuto senza alcun indennizzo.


Il "Bar Bianco", un tempo punto di riferimento per chi percorreva l'Alemagna, è ora un ricordo. L'edificio, che ospitava anche tre appartamenti, è stato letteralmente coperto dal cantiere Anas. La variante stradale, inizialmente prevista per i Mondiali di sci del 2021, è stata ritardata di cinque anni e i costi sono lievitati da 123 milioni a oltre 300 milioni di euro. "Il bar mi ha dato la disdetta cinque mesi prima che aprissero i cantieri", racconta Renato, che ha dovuto svendere gli appartamenti e affrontare una "guerra di avvocati" con Anas.


Renato ricorda le promesse fatte da figure di spicco come il ministro Federico D'Inca e il presidente dell'Anas Claudio Andrea Gemme. "Mi dicevano 'tranquillo, stiamo lavorando per te'", ma quelle parole si sono rivelate vane. La strada è ancora in costruzione e i rumori, per ora, sono solo una minaccia futura. Tuttavia, la perdita dell'attività commerciale non prevede alcun indennizzo, poiché non c'è stato un esproprio formale. "Gli enti sanno che la gente non regge le spese legali e prima o poi si arrende", conclude con rassegnazione. 

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