VOCE
orrore sotto le torri
24.07.2025 - 19:30
Una risposta pronta, efficace, determinante. E' stata quella garantita dal personale della squadra mobile della questura di Rovigo, guidato dal commissario capo Marica Bozzelli, che oggi, dopo giorni di indagini ininterrotte, ha tirato la rete e preso i cinque giovani pakistani di Rovigo ritenuti coinvolti nell'aggressione mortale che nella tarda serata di sabato ha ucciso Amine Gara, 22 anni, tunisino, e ferito gravemente un secondo tunisino di 30 anni, ancora in prognosi riservata in ospedale a Rovigo. Le due vittime erano lì, sotto le torri, con gli amici e le compagne quando, verso le 23.30, è scattato l'assalto. Tutti e cinque i pakistani sono stati sottoposti a fermo.
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Un arresto, è avvenuto ad Aprilia (Latina). Altri due, invece, a Rovigo. Altri due, ancora, A Torino di Sangro, in provincia di Chieti.
Per quanto riguarda il movente, pare che ci fosse uno screzio precedente alla tragedia tra i due gruppi. In particolare, nella serata del 17 luglio, uno dei pakistani sarebbe stato ferito al volto, sempre con una bottiglia rotta. Da qui la reazione, la sera di sabato 19 luglio, che ha portato al terrificante epilogo. La vicenda assume così i contorni di una "faida" tutta rodigina. Particolare, questo, da non sottovalutare, in chiave di prevenzione per il futuro.
La ricostruzione della squadra mobile e della Procura ha consentito di delineare con precisione il quadro accusatorio. A uccidere Amine sarebbe stato uno dei pakistani, che, con una bottiglia rotta, lo avrebbe colpito al collo e al torace. Nel corso dell'azione, avrebbe indossato un passamontagna per nascondere le proprie fattezze. Da qui la contestazione di omicidio aggravato dalla premeditazione. Tre pakistani, tra cui il precedente, invece, risultano indagati per tentato omicidio: con modalità simili avrebbero, infatti, ferito in maniera gravissima il 30enne tunisino, non riuscendo a ucciderlo grazie anche all'immediato intervento dei sanitari.
Tutti e cinque i fermati, poi, sono indagati anche per rissa. E, infine, coloro che non sono indagati per omicidio premeditato o per tentato omicidio "direttamente", lo sono "indirettamente" con la formula del "concorso anomalo".
Un meccanismo che viene ben spiegato dalla nota della Procura. "I soggetti indagati per la rissa, cui non è direttamente contestato l’omicidio e il tentato omicidio - dice infatti il procuratore Manuela Fasolato - sono indagati per concorso anomalo di cui all’art.116 c.p. nei fatti reato di omicidio e tentato omicidio, per aver partecipato ad una rissa caratterizzata, sin dal suo inizio, da reciproci intenti lesivi, anche in considerazione del fatto che l’aggressione è stata organizzata anche quale reazione all’aggressione del 17 luglio, altresì del fatto che i partecipanti alla rissa del 19 luglio si erano armati di frammenti di bottiglie di vetro e oggetti contundenti, nonché del fatto che uno di loro copriva durante la rissa del 19 luglio il suo volto con un passamontagna, al fine di ostacolare la sua identificazione".
Novità anche sul fronte della famiglia di Amine. Il fratello del giovane ucciso, infatti, ha nominato un legale che lo assista, come parte offesa: si tratta dell'avvocato Elena Perini. Un primo passo che pare preludere a una costituzione come parte civile in un futuro processo penale, per affiancare l'accusa e chiedere un risarcimento agli imputati.
Intanto, resta ancora da fissare la data dei funerali di Amine: per questo, sarà determinante la concessione del nulla osta da parte della Procura.
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