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problema sicurezza

“Bene più pattuglie, ma non basta”

“Speriamo che non siano misure temporanee”, “Occorre contrastare il vuoto educativo”

“Bene più pattuglie, ma non basta”

Un centro storico pattugliato, trenta agenti in rinforzo, controlli intensificati. Rovigo si sveglia blindata, dopo gli ultimi episodi di violenza che hanno scosso la comunità. La risposta delle istituzioni è arrivata con prontezza, trasformando il cuore cittadino in una zona sorvegliata speciale. Ma è davvero sufficiente questa presenza per restituire un senso di sicurezza ai cittadini? Le opinioni raccolte tra le vie della città raccontano una realtà sfaccettata, tra chi si sente rassicurato dalla presenza delle divise e chi, invece, teme che si tratti solo di una misura temporanea.

Alberto lo dice chiaramente: “Per ora mi sento più sicuro, questo sì. L’importante è che non sia una soluzione a scadenza. La situazione deve stabilizzarsi. Alcune aree, come i giardini o piazza Duomo, hanno bisogno di una vigilanza costante: sono quelle in cui si concentrano più episodi di disturbo”.

Ma non tutti condividono lo stesso ottimismo. Serena esprime dubbi: “No, non mi sento al sicuro. Se il presidio sarà solo diurno e per pochi giorni, non servirà a molto. Serve una presenza vera, costante, anche di sera e di notte. Altrimenti, come spesso accade, si dimentica tutto troppo in fretta”.

Enrica guarda alla questione da una prospettiva più profonda: “La sorveglianza aiuta, certo, ma non basta. I problemi che stiamo vivendo sono il frutto di un vuoto educativo. Ci sono ragazzi che crescono allo sbando, senza punti di riferimento. Finché non si affronterà questo nodo, i casi di violenza continueranno a ripetersi”.

Fabio, invece, punta l’attenzione sull’efficacia degli interventi: “Il controllo è importante, ma bisogna anche saper intervenire dove il problema nasce. Le forze dell’ordine dovrebbero agire in modo mirato nei punti critici della città, non solo pattugliare. Se si vuole evitare che certi episodi si ripetano, bisogna agire alla radice”.

Il dibattito è aperto, e il clima resta teso. C’è chi accoglie con favore la stretta sulla sicurezza, e chi teme che, finita l’emergenza, tutto torni come prima. Nel frattempo, resta la speranza che questa nuova attenzione non si traduca in un intervento effimero, ma in un primo passo verso una riflessione più profonda sul senso di comunità, sull’educazione e sul diritto di vivere la città senza paura.

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