VOCE
rovigo
24.07.2025 - 09:11
Una trentina di lavoratori sui 184 totali, un paio precari sui 70 circa: troppo pochi per una decisione così importante come quella che è stata sottoposta all’assemblea dei lavoratori di Iras, chiamata a esprimersi sulla sottoscrizione dell’accordo di saldo e stralcio del debito di 1,6 milioni dell’ente nei loro confronti per il Fondo risorse decentrate, voce prevista dal contratto ma non versata, della quale si prevede il pagamento di 300mila euro, pari al 18,3%. E così tutto è stato rinviato ad inizio agosto.
Il debito verso i lavoratori è una delle tre principali voci, insieme ai 5,5 milioni verso le banche ed ai 3 milioni verso i fornitori, dell’enorme passivo da 14 milioni accumulato negli anni da Iras e che il nuovo piano industriale varato dal commissario straordinario Tiziana Stella si propone di abbattere, grazie agli 1,8 milioni della transazione chiusa con il Comune di Rovigo sulla vicenda legata al ricorso al Tar sulla questione di Casa Serena, ed agli 1,9 milioni messi sul piatto dalla Regione.
“La questione è stata compresa dai lavoratori - spiega Davide Benazzo della Cgil - e quella che è emersa è una posizione sostanzialmente positiva all’accordo, ma con tanti e mal di pancia per lo sforzo che viene chiesto ai lavoratori stessi e che, come si spiega chiaramente nelle carte del piano di risanamento, è così oneroso in ragione del minor importo erogato dal Comune di Rovigo. Perché invece dei famosi 3,2 milioni di cui si era parlato in passato ha versato 1,8 milioni. E 1,2 milioni, alla fine dei conti, è quanto deve mettere sul piatto chi in questi anni ha continuato a lavorare con impegno, garantendo la qualità del servizio. E sarebbe bene che il Comune, nel farsi bello rimarcasse che il risanamento si raggiunge con i soldi dei lavoratori”.
In ogni caso, sottolinea: “Abbiamo deciso di fare un’ulteriore assemblea perché la partecipazione non era sufficiente, ma anche perché nel testo dell’accordo che ci ha proposto il commissario Stella mancavano alcuni punti da integrare. L’aspetto importante, oltre al percorso di risanamento, è che abbiamo chiesto l’impegno, almeno per i prossimi sei anni, a mantenere la struttura pubblica. E di andare a ridurre la precarietà, con un piano di assunzioni a tempo indeterminato”.
Come spiega Franco Maisto della Fp Cisl, “abbiamo incontrato i lavoratori per illustrare i punti salienti della grande operazione di salvataggio dell’Iras. Erano presenti circa 30 lavoratori ed evidenziato la questione dei 300mila euro per le lavoratrici ed i lavoratori”. Un confronto che, inevitabilmente, ha visto qualcuno avanzare la proposta di aumentare l’importo. Ma, precisa Maisto, “è stato chiarito dal commissario Stella che non vi sono di fatto margini per implementare la quota economica. L’unico accordo stipulabile con l’amministrazione è quello sottoposto alle organizzazioni sindacali. E, sulla scorta di quanto discusso con i lavoratori, si procederà di conseguenza”.
Cristiano Pavarin, della Uil Fpl, rimarca: “Non ce la siamo sentiti di andare a sottoscrivere un accordo senza un confronto diretto almeno con la maggioranza dei lavoratori. Non è sufficiente una singola assemblea. Ovviamente c’è anche un forte rammarico dei lavoratori per la quota offerta a saldo e stralcio del credito che avanzano, ma al tempo stesso sono ben coscienti di cosa possa significare avallare il piano o meno. All’inizio di agosto convocheremo una nuova assemblea e valuteremo anche se sottoporre l’accordo ad un referendum fra i lavoratori. Accordo che, nella versione presentata in assemblea mancava di alcune correzioni che avevamo condiviso negli incontri con il commissario Stella e che riguardano non la cifra, ma tutta la partita del dopo. Perché è chiaro che a fronte di uno sforzo importante si devono offrire anche delle garanzie. Come quella di evitare di riproporre privatizzazioni o project come quello che era stato proposto un anno fa”.
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