VOCE
emergenza granchio blu
25.07.2025 - 08:00
Un momento di confronto cruciale per il futuro del Delta del Po e delle sue attività ittiche, quello che si è svolto ieri al centro visitatori del Parco a Porto Viro.
Il convegno dal titolo “Opportunità di finanziamento per l’acquacoltura e il settore pesca. Strategie per la gestione e la salvaguardia delle specie sentinella nella regione Eusair” ha riunito rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e della filiera della pesca per affrontare le sfide ambientali, economiche e climatiche che investono il territorio costiero e lagunare. Non solo un’occasione per illustrare fondi e bandi, ma anche e soprattutto per parlare di sostenibilità e resilienza del territorio costiero e lagunare.
Ad aprire i lavori, l’assessore regionale ai parchi e alla biodiversità Cristiano Corazzari, che ha sottolineato l’impegno della Regione nel coniugare tutela ambientale e sviluppo economico: “Abbiamo messo in campo azioni importanti per sostenere pesca e acquacoltura - ha detto - e il ruolo del Parco, con il suo apporto tecnico-scientifico, è fondamentale”.
Il cuore del convegno ha presentato una panoramica dei progetti attualmente attivi nel Parco del Delta, ben 9 in corso, tutti orientati all’integrazione tra acqua, energia, cibo ed ecosistema (Wefe Nexus). Pako Massaro ha spiegato il progetto Prima Res-Mab, che collega il Delta con altre sei aree mediterranee in un’azione comune di monitoraggio ambientale. “Le attività antropiche devono adattarsi ai cambiamenti climatici - ha detto - per garantire un equilibrio tra uomo e ambiente. Oggi, eventi come le piene fluviali e l’invasione del granchio blu sono campanelli d’allarme forti e chiari”.
Tra le specie sentinella al centro delle azioni di monitoraggio spiccano la tartaruga Caretta caretta e il delfino tursiope. Come ha ricordato Marco Bonato (UniPd), “la Caretta caretta è un prezioso bioindicatore dell’ecosistema marino e il Delta del Po rappresenta un’area di grande rilevanza per la sua conservazione”. Il progetto Aspeh punta a garantire la stabilità della popolazione, promuovendo collaborazione tra ricerca, istituzioni e pescatori. Anche grazie al loro contributo è stato possibile documentare l’adattamento delle tartarughe al cambiamento climatico, come dimostrato dal celebre nido trovato a Jesolo nel 2021, il più a nord mai segnalato nel Mediterraneo. Con il progetto Samesea, illustrato da Giorgia Corazzola, si lavora alla creazione di protocolli condivisi tra gli Stati dell’Adriatico orientale per il monitoraggio coordinato di tre specie chiave: Caretta caretta, tursiope e foca monaca.
L’obiettivo è ambizioso: armonizzare i metodi, creare un database comune e promuovere una rete transnazionale per la gestione condivisa delle risorse marine. Un altro focus del convegno è stato il progetto Lifeel, ancora con Bonato, che mira alla tutela dell’anguilla europea, specie a rischio critico. Il progetto ha previsto il rilascio di centinaia di esemplari marcati, per monitorare gli spostamenti e favorire la riproduzione naturale. “Non possiamo allevare l’anguilla - ha ricordato - ma possiamo studiarla, proteggerla e contare sul sapere dei pescatori”.
Spazio anche ai fondi Feampa, con l’intervento di Giuseppe Cherubini della Regione Veneto. Il ciclo 2021-2027 assegna al Veneto 46 milioni di euro per sostenere pesca, acquacoltura e trasformazione dei prodotti ittici. Due i Gal attivi in Veneto, ognuno con 4 milioni di dotazione. Una parte dei fondi è riservata a progetti ambientali, come quelli per il monitoraggio degli allevamenti di mitili, il riciclo del granchio blu e la creazione di una rete per l’osservazione dei cambiamenti marini in corso.
Ma la voce più toccante è arrivata dal territorio: quella di Pino Cestari, pescatore di Marinetta, che ha lanciato un accorato appello. “Abbiamo perso il 99% delle vongole, il granchio blu ci ha travolti, l’acqua dolce è incontenibile. Serve un piano urgente per salvare il comparto, stiamo perdendo tutto, anzi l’abbiamo già perso”.
Le sue parole sono state raccolte da tutti i presenti, in particolare da Massaro, che ha proposto la convocazione di un tavolo tecnico per il contenimento delle acque dolci. Un segnale concreto è arrivato da Cherubini che ha ricordato i 14 milioni del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) che sono stati assegnati al Consorzio di Bonifica del Delta per un piano morfologico condiviso, in collaborazione con il Parco. Una strategia di lungo periodo, pensata per i prossimi 10-15 anni, per vivificare le lagune e dare ossigeno a un sistema ambientale e produttivo sempre più in affanno.
Il convegno ha mostrato un Delta che non si arrende, che basa sulla resilienza la sua forza, che cerca soluzioni, fondi, conoscenze e soprattutto collaborazione. Perché, come ha ricordato Marco Bonato, “senza i pescatori, senza chi vive quotidianamente il mare, la ricerca rischia di restare sterile. Serve una comunità di intenti per salvare il mare, chi lo abita e il patrimonio economico-sociale e culturale ad esso connesso”.
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