VOCE
lo studio
28.07.2025 - 06:56
La nascita di un figlio rappresenta un momento di gioia e cambiamento per ogni famiglia, ma le sue ripercussioni sul mondo del lavoro sono tutt'altro che uniformi. Secondo il recente Rapporto annuale dell'Inps, le differenze di genere nel mercato del lavoro si acuiscono proprio in questo frangente, delineando un quadro di diseguaglianze che continua a penalizzare le donne.
I dati dell'Inps mettono in luce un fenomeno noto come "child penalty" per le madri e "child premium" per i padri. Mentre per gli uomini la nascita di un figlio può coincidere con un aumento delle opportunità di carriera e di stipendio, per le donne si traduce spesso in una penalizzazione. Alessandra Fenizia, Monica Langella e Valeria Zurla, nello studio allegato al rapporto, sottolineano come le madri subiscano una significativa riduzione del reddito e delle prospettive di carriera, influenzate non solo dalle caratteristiche dell'azienda in cui lavorano, ma anche da quelle delle imprese in cui potrebbero proseguire la loro carriera.
Le diseguaglianze si manifestano anche a livello territoriale e settoriale. Le lavoratrici del Mezzogiorno affrontano una probabilità di uscita dal mercato del lavoro del 26% dopo la nascita di un figlio, rispetto al 18% del Nord. Inoltre, il settore pubblico offre una maggiore protezione rispetto al privato, con una penalizzazione salariale post-maternità di 14 punti logaritmici contro i 31 del settore privato.
L'età al primo figlio e la composizione familiare giocano un ruolo cruciale. Le madri under 35 affrontano un rischio maggiore di abbandono del lavoro, ma se riescono a mantenere la propria posizione, recuperano più rapidamente. Al contrario, le madri con più figli vedono allungarsi i tempi di recupero delle perdite salariali, con un percorso più lungo e discontinuo.
Nonostante i progressi in termini di politiche di conciliazione tra vita lavorativa e familiare, il rapporto Inps evidenzia come la strada verso l'equità di genere nel lavoro sia ancora lunga. Le differenze di trattamento tra madri e padri, influenzate da fattori territoriali, settoriali e personali, richiedono interventi mirati per garantire pari opportunità a tutti i lavoratori, indipendentemente dal genere e dalla genitorialità.
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