VOCE
IL CASO
28.07.2025 - 02:51
Una famiglia in difficoltà ospitata in un B&B della città a spese del Comune. Ma, allo scadere dell’accordo, nel febbraio scorso, la famiglia non se ne va e, da allora, occupa abusivamente una stanza del bed and breakfast, senza che il Comune riconosca più nemmeno un euro ai gestori.
L’inizio della vicenda (e qui torniamo indietro al novembre dello scorso anno) è da far risalire alla stipula di un accordo tra l’alloggio e una cooperativa sociale di Rovigo, al fine di inserire temporaneamente un nucleo familiare necessitante “di assistenza urgente per ragioni di disagio sociale”. L’accordo, che prevedeva l’occupazione di una stanza con letto matrimoniale, tre singoli, bagno e la possibilità di utilizzare anche gli altri spazi comuni del B&B, è poi passato alla competenza del Comune di Rovigo, in capo ai servizi sociali.
Quest’ultimo, garantendo il pagamento della permanenza, accordava però una misura provvisoria, visto che al termine dei mesi stabiliti erano già state avviate le ricerche per un’ulteriore sistemazione del nucleo familiare.
Il problema, nota il legale del B&B, Michele Ciolino, “è sorto quando gli occupanti, al termine della data prefissata, hanno deciso di rimanere e non uscire”. Né è conseguita, continua a sottolineare l’avvocato rodigino, “una situazione di disagi, fisici che psicologici, in cui si trovano ancora oggi i proprietari, che, va notato, si vedono costretti a condividere anche spazi comuni (cucina e accessori) con gli occupanti data la conformazione della struttura, oltre che ai danni economici sia per l’impossibilità di espletare le altre prenotazioni della stanza ad altri ospiti che per una permanenza non retribuita da nessuno. L'ultimo pagamento risale al 22 febbraio”.
Dal canto suo l’amministrazione indica che la richiesta di ospitalità era stata concordata fino al 21 febbraio e da lì in poi non si era a conoscenza del comportamento personale che avrebbero attuato gli occupanti abusivi, essendo non prevedibile e nemmeno di competenza dell’ente all’interno dell’accordo.
Numerose le volte, comunque, in cui si è provato, da entrambe le parti, a convincere la famiglia a lasciare l’immobile. Tutte senza successo e, ad oggi, gli assistenti sociali del Comune fanno sapere che non è possibile perpetrare altri provvedimenti vista la scadenza del contratto.
Di rimbalzo, impugnando una situazione analoga affrontata dal tribunale di Bologna, il legale della struttura ricettiva ha presentato a giugno il ricorso d’urgenza al tribunale di Rovigo. Risposta, e prima posizione, seppur provvisoria, è arrivata. Secondo il giudice del caso “il ricorso è indicato come volto solamente ad ottenere la tutela dell’interesse meramente economico-patrimoniale (il bene mobile, la mancata percezione di indennità occupazionale) e quindi tutelabile con un procedimento ordinario di cognizione, al seguito, comunque, di altre valutazioni da far sul caso”. Tutto da rinviarsi a data non certa, come spiega il legale dell’interessato, probabilmente si dovrà aspettare agosto per l’udienza definitiva e per capire chi risarcirà e, soprattutto, porrà fine con l’ordinanza di sgombero forzato.
Ciò che resta fermo è senz’altro una situazione di stasi in cui, sia occupanti che proprietari, si trovano coinvolti ormai da mesi, in cui l’occupamento è illegittimo. Una matassa da sbrogliare che potrebbe richiedere tempo.
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