VOCE
agricoltura
29.07.2025 - 17:33
“I dazi al 15%, uniti alla nuova proposta della Commissione europea sulla Pac, Politica agricola comune 2028-2034, sono un colpo basso per l’agricoltura. A parole si parla di sostenibilità e sicurezza alimentare, ma nei fatti si tolgono risorse e certezze alle imprese. Tutte le 6.300 aziende agricole del Polesine subiranno tagli insostenibili. E rischieranno di chiudere”. E’ Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo, a lanciare l’allarme alla luce dell’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi, con le imposte doganali fissate al 15%.
Una stangata che va ad aggiungersi al taglio annunciato dalla Commissione Ue di oltre 85 miliardi di euro al bilancio agricolo comunitario, che scenderebbe da 386 a 300 miliardi, oltre alla creazione di un fondo unico. Un taglio reale che, tenendo conto dell’inflazione, supererà facilmente il 30% in termini di potere d’acquisto.
“Per l’agricoltura polesana il conto sarà salatissimo - sottolinea Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo - anche se resta il rebus sulle esenzioni, che potrebbero risparmiare alcuni settori, come quello vitivinicolo. Resta il fatto che i dazi al 15%, laddove confermati, più il taglio dei fondi europei saranno un forte contraccolpo, soprattutto per i seminativi e la zootecnia in provincia di Rovigo. Le coltivazioni cerealicole, già provate da anni di volatilità dei prezzi, incremento dei costi energetici e siccità ricorrenti, vedranno svanire gli attuali titoli Pac, sostituiti da pagamenti calcolati sulla base del reddito, soggetti a tagli e con criteri ancora da definire. Un’azienda cerealicola del Polesine subirà una diminuzione di pagamenti diretti del 30% a fronte di aumenti di costi di produzione del 40% , si tratta di un taglio insostenibile”.
L’agricoltura polesana sta già soffrendo per l’apertura di mercati dell’America Latina in virtù dell’accordo denominato Mercosur e con l’apertura del mercato ucraino per motivi bellici. La situazione attuale porta a prezzi di mercato estremamente bassi incapaci di coprire le spese sostenute.
Oltre ai cereali, anche la zootecnia, già schiacciata dai costi delle materie prime e da normative ambientali sempre più stringenti, sarà duramente colpita. Il superamento degli aiuti accoppiati e la perdita della priorità nei fondi di settore indeboliranno ulteriormente un comparto già in crisi. “Le stalle chiudono, e le politiche Ue sembrano favorire questo trend, invece di contrastarlo”, constata Ballani.
Quel che è certo è che Confagricoltura non resterà a guardare. “Stiamo chiedendo agli agricoltori di firmare la petizione di Copa-Cogeca, il sindacato europeo che raggruppa tutte le sigle sindacali degli Stati membri, a sostegno di una Politica agricola comune più forte ed equa - scandisce Ballani - chiediamo agli imprenditori di sottoscriverla online per far arrivare il più possibile la voce del nostro disagio e della nostra preoccupazione. Siamo pronti a far sentire la nostra voce in tutte le sedi istituzionali”.
Se dovesse passare l’idea del fondo unico europeo, secondo Confagricoltura sarebbe la fine della Pac e l’apertura ad una rinazionalizzazione degli interventi, che andrebbe a creare una competizione interna tra i Paesi membri: “Potrebbe non essere più rinnovato il sostegno allo Sviluppo Rurale, il pilastro che consente le politiche di sostegno regionali, con i bandi Psr come quelli dedicati ai giovani, ai settori in difficoltà, alle aree svantaggiate. Ma c’è la possibilità di negoziare e correggere la rotta, per rimettere l’agricoltura al centro delle politiche europee”.
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