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MIGRANTI

I 30 del Sai accolti in altre province

Il caso esplode in consiglio comunale. Opposizione all’attacco. Aretusini: “Città più sicura”

I 30 del Sai accolti in altre province

I 30 rifugiati inseriti nel progetto Sai di Rovigo e Adria in scadenza il prossimo 31 dicembre saranno accolti da altri progetti Sai al di fuori del territorio provinciale. Il mancato rinnovo della progettualità deciso martedì dalla giunta di palazzo Nodari, che ha segnato un clamoroso dietrofront rispetto alla delibera che ne approvava il rinnovo per un ulteriore triennio, fino al 2028, ratificata solo pochi giorni prima, è stato al centro di numerose interpellanze rivolte al sindaco Valeria Cittadin mercoledì mattina, in consiglio comunale. Troppo eclatante la retromarcia, troppo singolare la decisione per passare sotto silenzio. In nome della sicurezza, anche le persone fragili, straniere e rifugiate saranno allontanate dalla provincia. A chiarirlo in aula è stata Cittadin, rispondendo dapprima ad una interpellanza del consigliere Pd Diego Crivellari: “I rifugiati del Sai saranno accolti in altre città” ha risposto il sindaco lasciando l’amaro in bocca al “dem”. E di “dichiarazioni scomposte” del sindaco ha parlato invece il consigliere del Forum Dina Merlo, sostenendo che “si sono levate reazioni di intolleranza verso la presenza di immigrati in città, sapientemente sollevate” dal sindaco “per sviare l’attenzione dalla situazione attuale” e, infine, concludendo: “Non sono i ragazzi che arrivano con i progetti di integrazione a creare i problemi”.

A tutti il sindaco ha risposto confermando la propria decisione: “Solo gli stupidi non cambiano idea. Personalmente non ci vedo niente di male se si ritira una delibera perché si sono fatte delle riflessioni aggiuntive. Bisogna diminuire le presenze in città. Dei 30 rifugiati, 22 sono uomini adulti che palesano dei disagi e delle difficoltà e crediamo che la nostra città, in questo momento, non abbia la possibilità di accogliere persone che non abbiano un equilibrio di tipo economico. In questo momento anche solo 30 persone in più con problemi è meglio che a Rovigo non ci siano”. Per le valutazioni di tipo politico, Cittadin ha usato parole ben diverse: “Bisogna diminuire le presenze in città, ce lo chiedono i cittadini. Se poi voi di sinistra ritenete di continuare sulla strada di un’accoglienza che è fallimentare continuate pure. Ben vengano i decreti flussi, che fanno entrare in modo regolare le persone. Tutta questa accoglienza e buonismo che fanno entrare persone a valanga poi li fanno diventare manodopera per la malavita, vivono di espedienti. La zona rossa dà serenità alla città e i cittadini ci stanno ringraziando. Rovigo ha bisogno di fare una estate serena”.

Dal canto suo, l’assessore alla sicurezza Michele Aretusini ha risposto ringraziando il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, la prefettura, il questore e tutte le forze dell’ordine chiarendo poi che “il sottosegretario ha garantito l’implementazione strutturale del personale di polizia stato, Polfer, carabinieri e Guardia di finanza. Di fatto avremo una città più sicura e la nostra qualità di vita aumenterà”.

Entrata a gamba tesa è il commento del capogruppo del Forum Matteo Masin: “Fosse possibile, per l’attuale maggioranza non ci sarebbe alcuna accoglienza e integrazione di nessuno tipo, niente Cas gestito dal ministero dell'Interno amico, niente progetto Sai finanziato dal ministero dell’Interno amico, contrariamente a quanto fatto dai comuni amici di Adria e Badia. Senza alcun accenno a i 500mila nuovi ingressi per il prossimo triennio, firmati dalla premier Meloni. Non servono commenti, ma una domanda sorge spontanea: la nostra sindaco cosa intende per accoglienza ed integrazione, soprattutto dei rifugiati, quelli già riconosciuti come tali, che ci sono e non possono certamente sparire?”.

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