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TAGLIO DI PO

“Noi, isolati: poche infrastrutture”

Il sindaco Layla Marangoni è certa che “il Delta può crescere se lavoriamo insieme”

Il sindaco traccia il bilancio

Il sindaco Layla Marangoni è certa che “il Delta può crescere se lavoriamo insieme”

TAGLIO DI PO - Con i suoi 7.829 abitanti, la cittadina di Taglio di Po ha il suo peso nel resto del Delta e vanta una rete di aziende che danno lavoro e sostengono l’economia della comunità.

Da tre anni è sindaca di Taglio di Po, ma il suo volto era noto ben prima.

Layla Marangoni è una delle figure più riconoscibili della comunità: animatrice instancabile di eventi e progetti che hanno portato migliaia di persone nel cuore del Delta del Po. Con lei abbiamo parlato di identità, turismo, viabilità, integrazione e del futuro possibile di questo territorio unico.

Che peculiarità ha l’abitante di Taglio di Po?

“Oddio, sembra una domanda facile, anche se in effetti non lo è. Diciamo che è un cittadino che partecipa abbastanza agli eventi. Poi, come in tutti i paesi, ha le sue necessità… e fa anche richieste strane!”,

C’è chi propone un Comune unico con Ariano e Corbola. Lei cosa ne pensa?

“Onestamente, se questo porta dei vantaggi, sono favorevole. E’ un’idea che avevamo avviato con il sindaco Marco Ferro, poi si è fermata con il cambio di amministrazione. Ma se si vuole riprendere, ben venga”.

E’ stato per divergenze politiche che il progetto si è fermato?

“No, semplicemente è cambiata l’amministrazione e quell’intento non è stato più portato avanti”.

Il Delta del Po ha grande potenziale turistico, e Taglio di Po ha la maggiore concentrazione di posti letto. Perché non esplodono sia Taglio di Po che il Delta come destinazione turistica?

“Siamo ancora all’inizio. Dobbiamo imparare a fare sinergia tra di noi. Se vogliamo trovare prospettive più vantaggiose per i nostri paesi, serve collaborazione”.

C’è chi ipotizza una macro-area con i sette comuni del Delta, una macroarea di 55.000 abitanti: è una visione realistica?

“Potrebbe essere un bel progetto, ma oggi non siamo pronti. Però non possiamo restare neppure così come siamo. Siamo spesso dimenticati politicamente. Se ci unissimo, forse avremmo più prospettive”.

Il Po è parte integrante di Taglio di Po. Che rapporto ha la cittadinanza con questo fiume imponente?

“Direi la paura che ci fa. Il Po ci regala tanto, ma lo viviamo anche con timore, soprattutto quando piove molto. Dal 1604, quando fu deviato per salvare Venezia, noi conviviamo con le sue conseguenze.”

Lei è stata la prima a ricordare il taglio di Porto Viro: perché gli altri comuni lo ignorano?

“Perché forse non si crede abbastanza nel valore del passato. Ma quello che è stato, non fa male al futuro. Credo sia giusto onorare i 2000 scariolanti che nel 1604, con vanghe e carriole, hanno cambiato la morfologia del nostro territorio”.

I prezzi degli immobili si stanno abbassando, specialmente nell'isola. Questo contrasta con le ambizioni turistiche?

“E’ un tema complesso. Se c’è lavoro, il valore degli immobili cresce. Noi non abbiamo grandi aziende, ma viviamo di agricoltura, pesca, piccole industrie. Serve attrarre investimenti. Siamo pronti a stendere il tappeto rosso a chi voglia farlo”.

Quanto pesa la carenza di infrastrutture sullo sviluppo del territorio?

“Moltissimo. La Romea è intasata, la Transpolesana non arriva ad Adria. Non abbiamo stazioni né ferrovie. Muoversi costa. Ma siamo fiduciosi che le cose possano cambiare”.

Com’è il rapporto con gli extracomunitari a Taglio di Po?

“Tranquillo. Chi è qui con la famiglia è integrato, ha casa, figli a scuola. Non ci sono problemi.”

Tra dieci anni come vede Taglio di Po?

“Spero sicuramente migliore di adesso. Ho tanti progetti in mente, non so se li realizzerò tutti, ma ogni giorno ci proviamo.”

Se potesse realizzare un solo progetto, quale sceglierebbe?

“Abbiamo già sistemato palazzetto e scuola, fra poco inizieranno i lavori per la rotatoria di via San Basilio. Se ne parlava da anni e a settembre si aprirà il cantiere. Una piccola grande vittoria”.

Con uno sguardo determinato ma ottimista, Layla Marangoni guarda avanti. Perché, come lei stessa dice, “se non rincorriamo qualcosa, siamo persi anche noi”. E forse, correre insieme è la vera chiave per far decollare il Delta.

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