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Trenta posti erano per gli ucraini

Il primo cittadino: “Sarebbero finiti negli altri Comuni aderenti”

Trenta posti erano per gli ucraini

Il “mistero” dell’ampliamento del progetto Sai di ulteriori 30 posti rispetto ai 30 già riconosciuti e finanziati dal ministero dell’interno è legato all’accoglienza delle persone provenienti dall’Ucraina in fuga dalla guerra. Il sindaco Valeria Cittadin, nel corso della conferenza stampa di ieri, è stata solerte nello smentire il ventilato raddoppio delle persone accolte tramite Sai, tuttavia la concessione dell’ampliamento dei posti da parte dello stesso ministero c’è stata eccome: “Il Comune di Rovigo ha altresì ottenuto, in partenariato con i Comuni di Badia Polesine e di Adria - riporta la delibera che ieri la giunta ha poi deciso di revocare - l’ampliamento di ulteriori 30 posti di accoglienza di carattere ordinario” per il periodo primo luglio - 31 dicembre 2025.

Altrettanto chiara è stata Cittadin nell’evidenziare che questi ulteriori 30 stranieri, che già godono del riconoscimento dello status di rifugiati, non starebbero in città ma in “altri Comuni” che, al pari di Adria, hanno aderito al Sai. Il Comune in questione è quello di Badia Polesine. E i 30 posti in più entro il 31 dicembre prossimo sono destinati ai cittadini ucraini, il cui esodo verso l’Italia e verso altri paesi disposti ad accoglierli, è iniziato nel 2022, ossia da quando la Russia ha invaso con le proprie truppe il suolo ucraino. Su questo fronte, Rovigo e il Polesine hanno fatto la propria parte: i cittadini ucraini giunti in città, specie nei mesi immediatamente successivi allo scoppio della guerra, sono stati diverse centinaia. Ed anche il Sai, in vigore già dal 2001, è stato fondamentale per garantire un’accoglienza degna di questo nome.

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