VOCE
L’INTERVISTA
31.07.2025 - 06:27
Per 32 anni è stato il volto a cui gli imprenditori di tutta la provincia hanno fatto riferimento. E quello di oggi sarà l’ultimo giorno di servizio per Massimo Barbin, direttore della sede territoriale di Rovigo di Confindustria Veneto Est. Da domani, la (meritata) pensione.
Massimo Barbin, 64 anni da compiere, dopo i primi passi mossi negli uffici della Uil ha iniziato il proprio cammino tra gli industriali come direttore dell’allora Api di Rovigo. Era il primo luglio 1993. Da allora, giorno dopo giorno, anno dopo anno, è diventato il punto di riferimento per imprese di ogni dimensione. “Un cammino entusiasmante e bellissimo, che auguro a tutti di poter provare”, tira le somme alla vigilia della pensione.
Barbin, se lo lasci dire: sembra soddisfatto.
“In questi giorni sto ricevendo tantissimi messaggi e attestati di stima. Ho mandato una lettera di saluto a tutti gli associati, e le loro risposte non possono che gratificarmi. Rappresentano il massimo di ciò che una persona possa ricevere”.
Come se lo spiega?
“Credo di aver sempre mantenuto, nel lavoro, un atteggiamento costruttivo e propositivo, mettendo al centro le imprese del territorio. E quando lavori con serietà, dedizione e tanta passione, le persone se ne accorgono. Del resto, non c’è cosa migliore di fare quello che ti piace, e io ho avuto questa fortuna”.
Dal suo osservatorio privilegiato ha visto il Polesine cambiare. Com’è oggi, rispetto a quel primo luglio 1993?
“Si è evoluto. E adesso abbiamo tutte le carte in regola per rappresentare davvero una novità sullo scenario veneto. In questi anni sono state portate a compimento opere di urbanizzazione e infrastrutture che rendono il nostro territorio attrattivo. In un quadro in cui altre aree ormai sono sature, noi abbiamo a disposizione un territorio che vanta già una pianificazione sufficiente ad evitare nuove cementificazioni potendo comunque accogliere sviluppi imprenditoriali”.
Il Polesine è diventato terra di logistica. C’è questo settore nel nostro futuro?
“No. Anzi. Dobbiamo puntare alla manifattura, alla trasformazione, perché sul territorio possa restare un valore aggiunto, che la logistica non garantisce nemmeno in termini di qualificazione professionale o specializzazione. Noi, invece, dobbiamo puntare a imprese che diano valore”.
E come si fa?
“Il nostro territorio è attrattivo, ma lo deve diventare anche dal punto di vista dei servizi, nei confronti di chi ci viene ad abitare per lavorarci. Serve un’alta attenzione verso i giovani: dobbiamo creare posti di lavoro per i laureati e implementare la presenza universitaria sul territorio. Nuovi indirizzi universitari a Rovigo, Its e laboratori di ricerca, e penso a quelli presenti al Censer, sono la chiave per aumentare la presenza dei giovani. Siamo una provincia con molti anziani, dobbiamo diventare anche un territorio con molti giovani”.
Negli anni si è trovato a gestire anche situazioni di crisi. Come ci si muove in casi simili?
“In 32 anni ne ho viste di tutti i colori. Non c’è una ricetta per risolvere i problemi, ma si può adottare un metodo: il mio è sempre stato quello di conoscere, approfondire le tematiche e cercare soluzioni. Ho sempre cercato di essere un soggetto di mediazione, equilibrato, ponendomi su entrambi i lati della questione per trovare una soluzione che potesse essere condivisibile per tutti. Non sono mai stato per il braccio di ferro…”.
Com’è cambiata l’associazione con la fusione in Veneto Est?
“Abbiamo raggiunto il massimo dell’evoluzione. In questi anni ho visto e vissuto tante fusioni, ma l’ultimo processo aggregativo, quello con Padova e Treviso, è stato fondamentale: siamo arrivati all’apice, con un’organizzazione forte, solida e con un portafoglio di professionalità al servizio delle imprese, capace di assisterle tutte, da quella micro alla più grande. Aver messo a sistema quattro realtà così ci rende un soggetto di primo piano, ed esorto le imprese a sfruttare questa macchina organizzativa per la quale sono orgoglioso di aver lavorato”.
Si sente ancora parte della squadra…
“Mi ci sentirò sempre legato, e sarò ancora a disposizione dei colleghi, che ringrazio, così come rinnovo i ringraziamenti a tutti gli imprenditori, alle istituzioni, dal prefetto ai sindaci, ai sindacati e alle forze dell’ordine, con cui siamo andati ben oltre il rapporto professionale: in molti casi parlerei di amicizia e stima”.
E da domani, cosa farà Massimo Barbin?
“Non sono certo un uomo che va a vedere i cantieri. Intanto resto presidente del Distretto ittico di Rovigo e Chioggia fino all’approvazione del prossimo bilancio. Inoltre darò una mano a chi me lo chiede, farò libera professione in linea con le mie caratteristiche. E poi, semplicemente, ci sarò: non cambierò numero di cellulare, e se c’è un patrimonio che mi rimane sono i 4.322 numeri di telefono che ho in rubrica. Continuerò a rispondere sempre a tutti. Del resto, ciò che mi ha regalato questa esperienza è il rapporto diretto con gli imprenditori che in molti casi sono diventati amici. E agli amici si risponde sempre”.
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