VOCE
LE OPINIONI
31.07.2025 - 06:11
Tre mesi di zona rossa, nel centro città e nella zona della stazione. E’ quanto deciso, l’altro giorno, dal Comitato ordine e sicurezza, riunitosi in prefettura e presieduto dal sottosegretario al ministero dell’Interno, Nicola Molteni, dopo una serie di episodi violenti che hanno scosso la comunità e culminati con l’omicidio di piazza Matteotti.
Un provvedimento, quello che mira a rafforzare i controlli e vietare la presenza di persone con precedenti penali nelle zone a rischio, che punta a riportare ordine e tranquillità, ma che non lascia tutti convinti. Se da un lato, infatti, cresce il senso di sicurezza, dall’altro tra i rodigini non mancano dubbi sulla durata e sull’equità delle misure adottate.
Anna si muove con prudenza, anche se ammette un miglioramento: “Mi sento più sicura fino a un certo punto. Di sera non esco molto, sto attenta e cerco di non essere mai sola. Frequento la pista ciclabile e scelgo posti dove so di trovare altra gente. Evito la zona dietro la stazione, lì proprio non mi sento tranquilla. Esco in bici, è più sicuro. Non ho più figli adolescenti, ma penso alle mie nipoti: mi preoccupa ciò che troveranno in giro. Una misura come la zona rossa ci voleva, ma deve durare nel tempo, serve una presenza costante”.
Più netto il giudizio di Enrico, che approva in pieno la stretta: “E’ una misura necessaria, ma non basta farla durare tre mesi: andrebbe estesa ad almeno un anno. E per me è giusto anche ridurre il numero di migranti ospitati al Cas ai Frati. Da quando è scattata la zona rossa si vede più ordine, i giardini delle torri sono puliti e tranquilli. Era ora”.
Per altri, la questione tocca un lato più emotivo, legato ai ricordi della città com’era. Elisa, infatti, confessa: “Sicuramente mi sento più tranquilla. Fa strano, perché Rovigo è la città in cui sono cresciuta, l’ho sempre vissuta in modo sereno. Ora so di potermi muovere più liberamente con le mie amiche, senza il timore che qualcuno ci importuni, anche se continuo a evitare strade secondarie e poco frequentate”.
Infine, c’è chi solleva interrogativi sull’impatto sociale delle decisioni prese. Aldo non mette in discussione la necessità di intervenire, ma invita a riflettere: “Sì, è una misura utile visto quello che è successo. Però l’allontanamento di alcuni ospiti dal Cas ai Frati mi lascia perplesso. Chi ci dice che siano stati proprio loro a compiere quegli atti di violenza? Non è detto. Mi sembra una scelta poco coerente con lo spirito di accoglienza che lo stesso sindaco promuoveva fino a poco tempo fa”.
Dunque, mentre la zona rossa sembra rassicurare una parte della popolazione, altri chiedono che la misura sia affiancata da interventi più profondi, capaci di affrontare le cause del degrado sociale e di restituire alla comunità la serenità di vivere gli spazi urbani senza paura.
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