VOCE
l'appello
04.08.2025 - 21:00
La Cgil di Rovigo interviene per associarsi all’appello di molti enti ed associazioni per evitare la chiusura del Sai (sistema di accoglienza ed integrazione). Un appello rivolto all’amministrazione comunale di Rovigo.
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“La questione legata alla sicurezza - dice il segretario della Cgil Pieralberto Colombo - è importante e va affrontata quando necessario, in primis da chi ha istituzionalmente tale compito, unita a politiche pubbliche che sappiano cogliere ed affrontare la ragioni del disagio sociale che spesso sta dietro a tali problematiche. Ma la questione del proseguimento del progetto Sai non ha in alcun modo a che fare con il tema della sicurezza, a meno che non si voglia affrontarlo in termini più ideologici che oggettivi, rischiando persino di dare sponda a strumentali ricette divisive, razziste e di odio”.
Colombo aggiunge: “Non vorremmo che si buttasse via il bambino con l’acqua sporca come si suole dire, fatto già avvenuto con la rinuncia al progetto finanziato dal Pnrr per la ristrutturazione di un immobile a Concadirame, attuale vuoto urbano, che avrebbe potuto essere destinato a lavoratori stagionali che arrivano regolarmente nei nostri territori attraverso i ‘flussi’, richiesti dalle aziende, per offrire loro sistemazioni abitative dignitose durante il periodo di lavoro. Il progetto Sai, finanziato per interno dal ministero dell’interno e che riguarda 30 persone in un Comune di 50mila abitanti, è attivo a Rovigo da 24 anni, coinvolgendo giunte e consigli comunali di tutti gli orientamenti politici".
"Da sempre è strumento efficace non solo di gestione vera ed inclusiva del fenomeno migratorio ma garantisce nei fatti anche importanti percorsi di formazione ed inserimento lavorativo, diventando ancor più un beneficio per la nostra intera comunità, nonché punto di riferimento per molti enti ed associazioni del nostro territorio”.
“C’è poi un altro delicato aspetto - continua - probabilmente non preso in considerazione dall’amministrazione comunale: quello occupazionale. La frettolosa rinuncia a tale progetto, infatti, rischia di farci perdere a fine 2025 almeno una decina di posti di lavoro di persone impiegate da molti anni nel Sai. Non certo ‘speculatori’ dei migranti, ma lavoratrici e lavoratori polesani, spesso giovani, che operano con estrema professionalità. Non crediamo che la nostra Provincia se lo possa permettere. Chiediamo che la giunta comunale rodigina possa rivedere tale decisione in nome della buona amministrazione”.
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