VOCE
rovigo
05.08.2025 - 20:01
La diocesi di Adria e Rovigo a favore del progetto Sai per l’accoglienza dei migranti. Una presa di posizione che va contro la decisione della giunta comunale di Rovigo che qualche giorno fa ha deciso di sospendere il progetto. A intervenire non è il vescovo, ma la componente laica della commissione diocesana per la pastorale sociale. Il vescovo Pavanello, quindi, non interviene direttamente sull’argomento, ma il fatto che a parlare sia un organismo della diocesi, con una nota ufficiale, mandata dall’ufficio comunicazioni, fa capire che si tratta di un messaggio condiviso dalla diocesi di Adria e Rovigo.
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La nota dei laici della commissione per la pastorale parla di “riflessione che fa seguito alla decisione da parte della giunta comunale di Rovigo di uscire dal progetto Sai”. Il tema è quindi evidente.
La commissione si chiede “che cosa definisce una città sicura? E’ la domanda che ogni rodigino si è posto in questo drammatico mese di luglio segnato da episodi di violenza. A partire dall’imprescindibile, pieno rispetto delle regole da parte di tutti e di ciascuno, crediamo che una città sicura sia quella in cui nessuno è costretto a bivaccare di notte o di giorno in ragione di fragilità dalle mille declinazioni (psicologiche, relazionali, economiche), in cui nelle aree di aggregazione giovanile, accanto alle forze dell’ordine, ci sono, a supporto dei giovani, educatori di strada formati a intercettare e mediare i conflitti reali o potenziali”.
Una città è sicura “quando puoi incontrare e relazionarti ogni giorno con persone che, provenienti da altri paesi, parlano la nostra lingua grazie al sostegno delle tante realtà istituzionali e del terzo settore che la insegnano loro”.
Per la diocesi “una città è sicura quando cittadini e stranieri hanno momenti di relazione tali da permettere la conoscenza reciproca della cultura di ciascuno. Una città è sicura quando, guardando il giovane straniero che ci passa accanto, vediamo in lui il lavoratore che permette alla nostra economia di progredire e non un potenziale delinquente. Una città è sicura quando si valorizza e potenzia ogni intervento pubblico o privato che favorisce l’integrazione e l’inclusione”. E ancora: “Nella nostra città ci sono realtà filantropiche che investono risorse ingentissime per lo sviluppo equo ed inclusivo della comunità”.
Poi, riferendosi al mondo politico: “La buona politica non parla alla pancia dei cittadini, non alimenta le paure ma progetta interventi ed azioni volte a favorire l’integrazione. La buona politica non demolisce progetti ed azioni d’integrazione che ben funzionano e che danno lavoro anche a diversi polesani. La buona politica ha un udito raffinato e la capacità di tornare sui propri passi quando questi non sono a misura dello sviluppo della comunità che è chiamata a servire”.
Senza mai nominare lo stop al progetto Sai, quindi, la commissione diocesana si esprime a favore del progetto di integrazione, e quindi critica la scelta dell’amministrazione comunale di fare marcia indietro dal Sai. E spera in un cambio di rotta “tornare sui propri passi”, per la decisione sul progetto Sai.
Commenti all'articolo
frank1
06 Agosto 2025 - 08:06
diffatti..ecco i risultati ottenuti fino a doggi con il consenso di certe frangie politiche che hanno avvalorato la vostra integrazion ie dialogo:citta' insicure..parchi diventati luoghi di spaccio...incivilta' piu' assoluta.volete integrare'? portateli nella VOSTRA cittadella di via tre martiri..GRATIS!!!! comodo dire:integhiamo con la facia di altri e a spese altrui!! avete stancato,realmente
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