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IL CASO

Feroce rapinatore preso a Rovigo

Un albanese rintracciato dopo l'aggressione a un carabiniere

Feroce rapinatore preso a Rovigo

Avevano ridotto in fin di vita un carabiniere durante una rapina nella villa della madre a Martinsicuro, in provincia di Teramo, il 19 novembre scorso. Uno dei tre è stato arrestato dai carabinieri a Rovigo. Si tratta di un albanese.

L’aggressione era stata terribile. Erano circa le 18.30 del 19 novembre quando tre banditi incappucciati in una villa. Qui l’anziana aveva contattato il figlio. Il carabiniere si era qualificato intimando poi ai tre di fermarsi.

I rapinatori a quel punto lo avevano aggredito colpendolo con arnesi da scasso tra cui un piccone, un piede di porco e dei bastoni. Il militare, tempestato da numerosi colpi al volto e all’addome, aveva perso conoscenza. Subito dopo i tre banditi erano fuggiti nelle campagne circostanti. Il brigadiere era stato soccorso poco dopo dai colleghi e dai sanitari del 118 intervenuti sul posto ed era stato salvato solo grazie al tempestivo intervento chirurgico per bloccare una grave emorragia interna all’ospedale di Giulianova, nel corso del quale gli era stata anche asportata la milza.

I carabinieri hanno svolto una serie di ulteriori approfondimenti investigativi che hanno portato all’identificazione di un trentottenne pregiudicato albanese, latitante per reati contro il patrimonio e irreperibile sul territorio nazionale. Il ricercato aveva cambiato le generalità, ma i carabinieri di Alba Adriatica sono riusciti a rintracciarlo proprio a Rovigo, dove è stato catturato in esecuzione dell’ordine di carcerazione.

Sono state le tracce di Dna trovate su una torcia a indirizzare i carabinieri della compagnia di Alba Adriatica e della stazione di Martinsicuro verso un 38enne albanese: sue tracce erano presenti nelle banche dati in relazione a una rapina in villa a Castelnuovo Garfagnana, nella Lucchesia.

L'uomo, fermato e controllato tre volte a Rovigo, solo grazie a un nuovo cognome era stato lasciato andare, pur essendo in realtà latitante da tempo.

Rintracciato in città e rinchiuso oggi nel carcere veneto, dovrà attendere l'interrogatorio da remoto la prossima settimana.

Nel novembre dell'anno scorso, il sottufficiale del nucleo radiomobile della compagnia di Alba Adriatica rincasò dopo l'allarme dato dalla madre che lo aveva avvisato della presenza di ladri: una volta qualificatosi li affrontò, ma fu colpito con un piccone al volto, agli arti e al corpo. A seguito di emorragia interna fu sottoposto a delicato intervento chirurgico, con asportazione della milza, ancora oggi è alle prese con una convalescenza complessa che gli impedisce di tornare in servizio.

Pubblico encomio oggi, in conferenza stampa, da parte del sostituto procuratore di Teramo Stefano Giovagnoni che ha coordinato le indagini, agli investigatori i quali ritengono che l'albanese e i suoi complici siano collegati a un'organizzazione 'specializzata' in furti e rapine in casa su tutto il territorio nazionale. 

I successivi accertamenti scientifici svolti dal Ris di Roma hanno quindi confermato che il suo Dna corrispondeva a quello trovato sulla scena del crimine. Sulla scorta dei risultati investigative il gip del Tribunale di Teramo, su richiesta della procura, ha emesso nei confronti dell’uomo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di tentato omicidio e tentata rapina aggravata. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito in serata dai carabinieri della compagnia di Alba Adriatica nel carcere di Rovigo dove l'albanese era già detenuto.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    10 Agosto 2025 - 08:38

    una volta esistevano le frontiere.e ti chiedevano:che ci viene afare qui in italia''' e ora grazie alla ue,sono state abbattute....ecco i risultati

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