VOCE
veneto
11.08.2025 - 08:48
Ha rubato una bicicletta elettrica da un cortile, è stato ripreso dalle telecamere e, quando il video ha iniziato a circolare sui social, ha minacciato querele per diffamazione. A Caerano di San Marco (Treviso) va in scena una vicenda che fotografa il cortocircuito tra giustizia, gogna digitale e legittima rabbia delle vittime.
Giovedì pomeriggio, alle 16.02, un uomo entra dal cancello aperto di un’abitazione a Caerano. In casa ci sono la moglie di Cristian e i figli. Le immagini della videosorveglianza mostrano l’intruso salire in sella a un’e-bike e uscire come se fosse a casa propria. "Non poteva essere un’effrazione casuale: quella bicicletta non rimane mai fuori. Sapeva di trovarla lì", racconta la vittima. Il valore del mezzo? Superiore a 1.500 euro. Scoperto il furto, Cristian presenta subito denuncia ai carabinieri della compagnia di Montebelluna: prima contro ignoti, poi integrata nel pomeriggio con un nome, perché in paese “qualcuno lo conosce”.
Per ritrovare la bici, Cristian carica il filmato sui gruppi social locali. Il mezzo non viene rintracciato, ma molti riconoscono l’uomo ripreso. Tra condivisioni e commenti, emergono perfino nome e cognome: la famiglia del presunto autore chiede almeno di rimuovere il cognome. Nel frattempo, il proprietario risale all’indirizzo e decide di affrontarlo di persona. È un cittadino albanese residente a Contea di Montebelluna, frequentatore di un bar della zona. "Mi ha confermato che era stato lui e mi ha chiesto scusa", riferisce Cristian. Poi la versione sul destino della bici: "Quando ho visto che avevi il video, l’ho abbandonata da qualche parte a Caerano". Della e‑bike, però, nessuna traccia.
Quando il volto dell’uomo rimbalza tra bacheche e chat, arriva la contromossa: "Ha minacciato di denunciare per diffamazione chi continuava a pubblicare quel video in cui rubava la mia e‑bike", dice Cristian. Un ribaltamento che indigna molti, ma apre anche un tema reale: la diffusione pubblica di immagini di presunti autori di reato può esporre a profili di responsabilità, soprattutto se accompagnata da dati personali, mentre l’accertamento dei fatti spetta alle forze dell’ordine. La frustrazione della vittima è palpabile: "Non mi pento di averlo fatto. È venuto a casa mia e ha spaventato la mia famiglia. E la bicicletta non l’ho più rivista".
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