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veneto
11.08.2025 - 08:45
Un ponte simbolo, una città abituata all’incontro tra culture, una notte d’estate. E poi il buio di un odio antico. Poco dopo la mezzanotte, nei pressi del ponte di Rialto a Venezia, un turista statunitense ebreo ortodosso – riconoscibile per l’abito nero, la kippah e la barba piena – è stato preso di mira da un gruppo di due o tre persone con un cane.
Con lui c’era la moglie, al quinto mese di gravidanza. Insulti a sfondo antisemita, una bibita lanciata addosso, sputi, quindi l’animale liberato e aizzato contro la vittima: un’aggressione brutale e senza motivo apparente, che i testimoni collegano esplicitamente all’appartenenza religiosa dell’uomo, fedele al movimento chassidico Lubavitch.
Secondo la ricostruzione raccolta sul posto, tutto è iniziato con urla come "Ebreo di m…", reiterate più volte. È volato un bicchiere con una bibita, poi gli sputi. Infine il cane, fino a un attimo prima tenuto al guinzaglio, è stato liberato e indirizzato contro il turista. Il morso non ha raggiunto la coscia: per puro caso l’animale ha afferrato con i denti lo smartphone nella tasca dei pantaloni, evitando ferite. Un episodio lampo, privo di qualunque innesco, consumato in uno dei luoghi più frequentati di Venezia.
Sotto choc, la coppia è corsa a rifugiarsi nel ristorante “Gam Gam” del Ghetto, dove aveva appena cenato. Il titolare, Sion Yehiel Banin Rahamim, riferisce di aver assistito ai momenti successivi: "Poco importa se la vittima è un Lubavitch o meno. È increscioso che aggressioni così gravi accadano nella nostra città, che ho sempre reputato e tutt’ora considero tollerante e intelligente. L’attacco non è stato in alcun modo provocato e i passanti hanno fatto come se nulla fosse". Profondamente scossi, i due hanno scelto di non sporgere denuncia e di non recarsi in ospedale. In mattinata hanno lasciato Venezia per rientrare negli Stati Uniti.
La comunità Lubavitch ha avvisato immediatamente la polizia. Gli agenti stanno visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza nell’area del ponte di Rialto per verificare la sequenza raccontata dai testimoni e risalire all’identità dei due o tre aggressori, attualmente ricercati. L’assenza di una querela non ferma gli accertamenti su un fatto che, per natura e contesto, presenta connotazioni di odio religioso.
Dura la condanna del segretario dei Radicali di Venezia, Samuele Vianello: "Un'altra vile aggressione motivata dall'odio razziale, che scandisce la regressione verso gli anni più bui del Novecento". Per Vianello, ogni attacco alla libertà religiosa è un affronto alla Costituzione e una minaccia alla sicurezza della Repubblica; il clima di intolleranza "non deve trovare alcuna tolleranza". E chiede "una fortissima presa di posizione a tutela della comunità ebraica italiana", senza giustificazioni né contestualizzazioni: "Il silenzio corrisponde a connivenza".
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