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Il caso

1,50 euro per toglierli dalla pizza

A Bisceglie scoppia la polemica sullo scontrino

Quei 1,50 euro per i pomodorini tolti: il caso Di Liddo accende il dibattito sui scontrini pazzi

Un euro e cinquanta per togliere i pomodorini dalla pizza: basta una cifra minima, se percepita come ingiusta, per far esplodere una discussione nazionale su fiducia, trasparenza e correttezza nei locali. A riportarla al centro è stata Elena Di Liddo, nuotatrice azzurra plurimedagliata, con un post che ha acceso i riflettori su un conto presentato in una pizzeria di Bisceglie, in Puglia.


L’episodio riguarda uno scontrino in cui compare un sovrapprezzo di 1,50 euro indicato come “pomodorini tolti”. Un costo extra associato a un ingrediente rimosso e dunque non consumato. Il dettaglio, condiviso su Instagram, ha trasformato una disavventura personale in un caso capace di fare il giro dei social. Di Liddo, vincitrice di numerose medaglie tra Giochi del Mediterraneo e Universiadi, ha espresso irritazione nelle sue storie: “Pagare 1,50 € per una cosa che non ho neanche mangiato è veramente triste e a tratti vergognoso. Al limite del legale?”. E ancora: “Pagare per ciò che non ho mangiato è triste e vergognoso”. Un commento che non riguarda solo il portafogli, ma un principio: ciò che viene rimosso dal piatto può davvero costare di più. Il caso di Bisceglie si inserisce in una scia di episodi finiti online: supplementi per una spolverata di pepe, sovrapprezzi per tagli di pane o per piatti extra. Nella stessa scia, il web ha rilanciato anche conti molto salati, come il pranzo da 923 euro a Ponza con aragosta. Non tutti i ricarichi sono illegittimi, ma la somma di micro-voci inattese, specie se poco spiegate, alimenta la percezione di un confine che si sposta.


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