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“Impegno anti spopolamento”

L'intervento di Diego Crivellari

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Si avvicina la campagna elettorale per le elezioni regionali, Diego Crivellari, consigliere comunale del Pd dice che “c’è da augurarsi che alle tradizionali parate, ai brindisi e ai cicchetti si possa affiancare una discussione utile e franca sui problemi reali (e sulle possibili soluzioni) di un territorio che, lo ricordavano gli ultimi dati, continua a ‘esportare’ giovani cervelli oltre confine e a registrare mese dopo mese il calo della produzione".

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"Negli ultimi giorni - prosegue crivellari - un tema in particolare non ha provocato le reazioni che avrebbe certamente meritato: la questione del futuro delle ‘aree interne’. Per ragioni di convenienza o di comprensibile ma non giustificabile prudenza politica, in pochi hanno rimarcato come l'annunciato de profundis per le aree interne proveniente da Roma (Piano strategico delle aree interne 2021-2027) rischi oggi di suonare come una campana a morto per il Polesine e, in particolare, per un'area come il Delta del Po”.

Le aree interne sono “le aree - precisa Crivellari - che nel nostro paese rischiano lo spopolamento nei prossimi anni. E sono, in Italia, soprattutto zone di montagna e di collina, dove sempre più complicato è mantenere servizi e presidi territoriali. Tuttavia, soltanto qualche anno fa, grazie ad un impulso anche del sottoscritto, il nostro Delta fu riconosciuto come area interna sperimentale, rendendo possibile l'attivazione di finanziamenti e, soprattutto, di progettazioni e collaborazioni tra i comuni del Basso Polesine compresi nel progetto da Rosolina a Porto Tolle. Tecnicamente, un quadro partecipativo di ‘politiche di coesione’ da realizzarsi con l'obiettivo di invertire la tendenza allo spopolament. Un progetto ambizioso di rigenerazione sociale e ambientale”.

Oggi la demografia è sotto gli occhi di tutti: “Perdono abitanti anche i comuni lungo l'asta della Romea. Se si pensa che il declino delle aree interne sia qualcosa di irreversibile è bene si sappia che qualsiasi ulteriore discussione sulle prospettive di sviluppo per il Delta, ma più in generale per il Polesine, dovrà essere non solo ridimensionata, ma considerata come una fumosa utopia: in primis per la mancanza della quota minimale di capitale umano necessario per la sopravvivenza e per l'auspicabile resistenza/resilienza economica e sociale di un territorio così particolare".

"Ecco perché la scomparsa o il declassamento delle politiche di coesione, per quanto possa suonare come qualcosa di lontano o addirittura burocratico non farebbe che mettere il timbro su una via di non ritorno che equivale a certificare quasi sicuramente la fine del Polesine per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi settant'anni almeno”.

Per l’esponente del Pd “mette i brividi poter immaginare un territorio svuotato, come già accaduto per interi territori in Spagna e ridotto a villaggio turistico diffuso. Tema, pure questo, che le classi dirigenti, da destra a sinistra, non possono permettersi di ignorare nella imminente e importante corsa elettorale per il Veneto”.

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