VOCE
LA STORIA
13.08.2025 - 21:23
Un video virale che promette inclusione, una storia che conquista il pubblico, poi il contraccolpo: il contratto non viene rinnovato e sui social scoppia la polemica. Attorno all’influencer-imprenditrice Martina Strazzer e al suo brand di gioielli Amabile, 7 milioni di fatturato e una forza lavoro composta per il 90% da donne, si è aperto un caso che parla di lavoro, maternità, reputazione aziendale e coerenza tra storytelling e pratiche reali.
Nel novembre 2024 la 24enne Martina Strazzer, fondatrice di Amabile (circa 300 mila follower sui social), pubblica su TikTok un video celebrativo: «Ho assunto una ragazza incinta». La “ragazza” è Sara, contabile al quarto mese di gravidanza. La clip diventa simbolo di un’azienda percepita come moderna e inclusiva. Secondo la ricostruzione raccolta da Charlotte Matteini nella newsletter Ma che, davvero?, Sara lascia un tempo indeterminato per entrare in Amabile a luglio 2024 con un contratto di un anno e una promessa informale di stabilizzazione. Obiettivo: integrare i processi e formare il team amministrativo prima della maternità obbligatoria prevista per novembre. Nei mesi successivi, riferisce Sara, la disponibilità è massima: supporto quotidiano alle colleghe anche durante la gravidanza, passaggi in ufficio, corsi da remoto dopo la nascita della figlia «tenendo la bambina in fasce accanto a me». A febbraio 2025 arrivano nuove rassicurazioni sulla stabilizzazione. Poi, a maggio, la chiamata dalle Risorse umane e dal nuovo Cfo: il lavoro non sarebbe soddisfacente.
Il confronto finale con Strazzer si chiude con un esito netto: «Hanno riscontrato molte mancanze e criticità» e il contratto non verrà rinnovato. Sara chiede l’elenco delle criticità; secondo il suo racconto non arrivano dettagli puntuali. Sul piano giuridico, ricorda Matteini, la normativa italiana consente di non rinnovare un contratto a termine anche durante la maternità. Ma il punto sollevato è un altro: la distanza tra la narrazione “inclusiva” usata come contenuto virale e strumento di branding e le decisioni assunte in azienda, che qui restano senza una spiegazione pubblica.
La vicenda, non raccontata dai canali del brand, rimbalza su Instagram e TikTok con una scia di commenti negativi. Tra gli utenti c’è chi scrive: «Fiera di non aver mai comprato Amabile… fossi in te cambierei il nome visto che con Sara non sei stata così “amabile”»; oppure: «Perché non ci parlate della nuova collezione Bebè»; e ancora: «La pubblicità da paladina della giustizia che si è fatta Martina Strazzer». Secondo quanto riportato, Amabile non ha risposto alle richieste di chiarimento e sui profili social, solitamente molto attivi, finora non ci sono prese di posizione.
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