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immigrazione

“Bene la riduzione, ma serve altro”

“In certe aree non mi sento sicura”, “Spero, però, che non siano abbandonati a loro stessi”

“Inaccettabile la chiusura del Sai”

Nella struttura dell’ex convento dei Cappuccini, la presenza di richiedenti asilo è stata ridotta della metà, in linea con la decisione dell’amministrazione comunale. Un provvedimento che riaccende il dibattito sul tema dell’accoglienza e sul rapporto tra integrazione, sicurezza e vivibilità urbana. Rovigo ha davvero superato il limite nella capacità di ospitare migranti o si tratta di una scelta dettata da esigenze di ordine pubblico?

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Per Sergio, la questione è soprattutto numerica: “La città è troppo piccola per tutte queste persone. C’è sproporzione tra il numero di cittadini e quello di chi viene accolto, e la loro presenza è più evidente soprattutto la sera. Sono assolutamente d’accordo con il provvedimento”.

Un’opinione condivisa da Flavio, che collega la riduzione degli ospiti a un maggior senso di sicurezza: “Sono fin troppo d’accordo. A volte sembra pericoloso anche solo andare sulla pista ciclabile o a camminare: lì si vede di tutto. Per me questa decisione è giustissima”.

Più cauto Tommaso, che sottolinea la necessità di garantire comunque una sistemazione dignitosa a chi verrà trasferito: “L’amministrazione avrà fatto le sue valutazioni prima di procedere così. Spero che le persone che non potranno più stare lì trovino accoglienza altrove e non vengano lasciate sole. Se hanno deciso di dimezzare i numeri, vuol dire che c’era un motivo, ma l’accoglienza resta un dovere”.

Diletta racconta di essersi sentita a disagio in alcune zone della città: “Sono assolutamente d’accordo. Ci sono bar dove non sembrava nemmeno di essere a Rovigo e avevo paura a passarci davanti. Anche in pista ciclabile non mi sentivo tranquilla, nemmeno di giorno. Parlo soprattutto da donna: oggi si sentono sempre più episodi di violenza, come quello in stazione. Non sono razzista: chi viene qui per lavorare e integrarsi è il benvenuto, ma chi delinque è meglio che torni a casa sua”.

Per Alessandro, la riduzione dei numeri è solo una parte della soluzione: “C’è un problema di ordine pubblico. La pista ciclabile la sera non è sicura, ma non basta togliere delle persone: bisogna anche illuminare meglio certi punti della città, come i giardini delle Torri. Il buio favorisce il degrado: se costringi le persone a spostarsi in luoghi illuminati, già cambia molto.”

Tra richieste di sicurezza, preoccupazioni per la vivibilità e la necessità di mantenere un equilibrio tra accoglienza e ordine, la decisione dell’amministrazione segna un nuovo capitolo in un tema che, a Rovigo come altrove, continua a suscitare reazioni contrastanti.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    14 Agosto 2025 - 09:05

    si vero...serve altro..per esempio,rimandarli a casa deiv loro amati paesi!!l'italia non sia l'eden...dove oltre a diarie giornaliere,vitto,alloggi.cure mediche senza file e senza tiket...telefonini con relative cuffiettte...tutto pagato da noi basta!! la sicurezza^^ ///?? opzional.--a discrezione dei "richiedenti asilo!!!

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