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ESTATE 2025

Mare e laghi sotto assedio

Il 34% dei campioni fuori legge, Mediterraneo a 25,4°C

Il 34% dei campioni fuori legge, Mediterraneo a 25,4°C

L'estate del Mediterraneo presenta un inganno visivo: l'acqua sembra placida in superficie, ma i dati raccontano una storia preoccupante. Legambiente mette in luce una situazione critica in cui oltre un terzo dei campioni d'acqua raccolti nelle coste e nei laghi italiani supera i limiti di legge per l'inquinamento. Tra scarichi non trattati, foci fluviali usate come collettori e l'acqua calda record, l'Italia è già costretta a pagare un prezzo elevato, con sanzioni europee che superano i 220 milioni di euro già versati, un importo destinato ad aumentare. Secondo le recenti campagne di monitoraggio di Goletta Verde e Goletta dei Laghi, il 34% delle acque costiere e lacustri risulta inquinato o fortemente inquinato.

Questa percentuale sale al 35% in mare aperto e vola al 54% alla foce dei fiumi. Molte di queste aree critiche si trovano vicino alle spiagge libere più frequentate. Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, avverte che le foci fluviali, pur non essendo considerate balneabili, spesso concentrano le maggiori criticità a causa di scarichi non depurati. Un altro aspetto allarmante è l'assenza di monitoraggio su oltre 220 km di costa bassa sabbiosa, un vuoto di sorveglianza che rappresenta il 6,6% dei 3.346 km totali. Queste aree, sebbene escluse dalla balneazione, sono spesso adiacenti alle mete turistiche estive più frequentate, facendo della prevenzione una priorità per la salute pubblica e per la reputazione del turismo costiero. Un'efficace gestione dell'inquinamento diventa ancora più critica considerando l'aumento della temperatura del Mediterraneo, che ha raggiunto un record di 25,4°C a giugno e luglio 2025, secondo i dati satellitari Copernicus.

Questo fenomeno, definito da Legambiente come crisi climatica, minaccia gli equilibri ecologici, favorisce la proliferazione di specie aliene e potrebbe intensificare eventi meteo estremi. L'inquinamento organico e batterico può proliferare più velocemente nelle acque surriscaldate, amplificando le sfide ambientali. Il problema della depurazione dell'acqua in Italia rappresenta il punto debole della situazione. Quasi 3,5 milioni di abitanti non dispongono di un adeguato trattamento delle acque reflue, e 855 agglomerati, che coinvolgono oltre 26,8 milioni di abitanti equivalenti, risultano ancora in infrazione rispetto alla Direttiva 91/271/CEE. Le conseguenze finanziarie per il paese sono già pesanti, con 210 milioni di euro sborsati per la prima procedura di infrazione. Inoltre, a marzo 2025, una seconda procedura ha portato a una sanzione di 10 milioni di euro più un'ulteriore somma di 13,5 milioni ogni sei mesi fino al raggiungimento della conformità normativa.

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