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SPETTACOLO

Amanda Lear indignata

Il docu su Max insinua che sia transgender: Lear smentisce

Amanda Lear, “Enigma” e la bufera su Max: smentite, diffide e il confine tra curiosità e diritto di cronaca

Una diva internazionale, un docufilm dal titolo programmatico e una vecchia voce che ritorna più rumorosa che mai. Con Enigma, andato in streaming negli Stati Uniti su Max (Hbo), Amanda Lear si ritrova al centro di una controversia che mescola biografia e gossip. Enigma nasce con l’obiettivo dichiarato di ripercorrere la carriera di Amanda Lear — cantante, attrice, conduttrice, musa di Salvador Dalí — ma, nel corso del racconto, dà spazio a voci sulla presunta identità transgender dell’artista. Un terreno già battuto in passato e sempre respinto dalla diretta interessata, che stavolta parla di “pretesto” e si dice furibonda. In un’intervista al Messaggero, Lear accusa i produttori di aver tradito lo spirito del progetto: “Dicevano che volevano celebrare la mia carriera, invece era un pretesto per diffondere le solite fake news”. L’artista sostiene che l’accordo con Hbo escludesse certi argomenti: “Il contratto con i produttori della Hbo escludeva certi temi. I miei avvocati hanno mandato una diffida, ma quelli se ne sono fregati. In America fare una causa è un incubo”. Lear inquadra il fenomeno in una tendenza mediatica che definisce “transinvestigation”, aggiungendo: “Ormai essere trans fa tendenza nello spettacolo: nel mondo della moda lo sono il 50% delle modelle”. Cita anche il precedente di Brigitte Macron, al centro di un’accusa analoga in una serie di Candace Owens, senza riuscire a bloccarne la diffusione.


Interpellato dal Washington Post, un portavoce di Hbo smentisce due punti chiave: non ci sarebbe stato alcun accordo che limitasse gli argomenti trattabili nel documentario e non risulta alcuna diffida ricevuta.

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