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TELEVISIONE

Pippo Baudo, l’addio al re della tv

Aveva 89 anni. Una vita sul palco, 13 Sanremo. Ricciarelli: "Sono molto scossa"

Pippo Baudo, l’addio al re della tv: 89 anni di palco, 13 Sanremo e un Paese in ascolto

Se n’è andato a Roma, questa sera 16 agosto, a 89 anni, Pippo Baudo. Volto e voce dell’immaginario collettivo, ha accompagnato generazioni di italiani passando dalla leggerezza del varietà alla regia culturale del Paese, con una costanza rara e un fiuto unico per il talento. Simbolo del Festival di Sanremo, che ha condotto per ben 13 edizioni, Baudo è stato insieme conduttore, direttore artistico e costruttore di format: un artigiano della televisione che ha trasformato il piccolo schermo in un grande racconto popolare.

Nato a Militello in Val di Catania il 7 giugno 1936, Baudo conquista il pubblico tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70. Con Settevoci (1966-70) affina il passo del presentatore capace di dettare ritmo e clima; con Canzonissima (1972-73) diventa volto familiare del sabato sera, ponte tra platea domestica e palcoscenico.


Negli anni Ottanta consolida lo status di pilastro della tv generalista: Domenica in (1979-85, 1991-92) riscrive il pomeriggio festivo; Fantastico (1984-86 e 1990) illumina il prime time; Serata d’onore (1983, 1986) celebra il grande intrattenimento. Il legame con il Festival di Sanremo si fa leggenda: dal debutto nel 1968 alle annate 1984-85, 1987, la lunga striscia 1992-96, quindi 2002-03 e 2007-08. Tredici edizioni: numeri che descrivono una leadership editoriale oltre che scenica.

Baudo non è solo frontman. Tra il 1987 e il 1988 è direttore artistico di Canale 5, quindi rientra alla Rai con nuove scommesse: su Raidue rilancia Serata d’onore (1989), su Raiuno firma Gran Premio (1990), Varietà (1991), Luna Park (1994-96), Papaveri e papere (1995), Mille lire al mese (1996). Dal 1989 al 1997 guida come direttore artistico il Teatro Stabile di Catania, di cui diventa presidente nel 2000. Nel 1994 assume la direzione artistica della Rai, che lascerà con le dimissioni nel maggio 1996. Sono tappe che raccontano una visione: mettere in dialogo tradizione e innovazione, pubblico e industria.


Rientrato a Viale Mazzini, conduce Giorno dopo giorno (1999), che nel 2000 diventa Novecento. Giorno dopo giorno; quindi Passo doppio (2001) e Il castello (2002-2003). Torna al timone di Domenica in (2005-10). Nel 2010 porta su Raitre Novecento; nel 2012 debutta in prima serata con Il viaggio, riconfermato l’anno successivo. Racconta se stesso e un’epoca nell’autobiografia Ecco a voi. Una storia italiana, scritta nel 2018 con Paolo Conti, e rimette l’orecchio sul futuro con Sanremo Giovani. Nel 2021 riceve il titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.


Il mondo dello spettacolo e della politica lo saluta con affetto. Su X, Giorgia Meloni scrive parole di ringraziamento: “Grazie di tutto”. Carlo Conti, sui social: “Ciao Pippo, con te si spegne la tv, la tv che hai inventato, che hai fatto con amore e genio, quella tv dove hai creato cantanti e comici… Ciao maestro”. Nelle reazioni c’è la sintesi di una carriera: Baudo ha dato forma al talento altrui e un tono riconoscibile alla tv italiana, portando in prima serata emozioni, sorrisi e momenti che restano.

 Anche Katia Ricciarelli, la soprano rodigina grande amore di Baudo ha commentato la notizia della sua morte. “Sono molto scossa da questa notizia, non ci vedevamo più ma non si possono dimenticare 18 anni insieme. Non credevo fosse vero visto che tante volte sono girate voci false sulla sua morte. Indipendentemente da quello che c’è stato fra noi e come è andata a finire, noi ci siamo sposati per amore. E io ho sempre detto che Pippo era stato il numero 1 è una persona straordinaria dal punto di vista professionale”. 

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