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VACANZE 2025

Bambini in acqua: il decalogo che salva vite

Dati Istat, video ISS e colori dei costumi: così si prevengono gli annegamenti infantili

Bambini in acqua: il decalogo che salva vite e i colori che fanno la differenza

Venti secondi. Tanto può bastare perché un bambino scompaia sott’acqua senza urlare, senza scene strazianti: un episodio rapido e silenzioso che, spiegano gli esperti, avviene più spesso di quanto si immagini. Per richiamare l’attenzione su questo rischio l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un video educativo mirato a sfatare falsi miti e correggere gli errori più comuni nella sorveglianza dei genitori, mentre i dati Istat confermano che l’annegamento resta un’emergenza silenziosa. Secondo le rilevazioni, in Italia si registrano circa 330 morti per annegamento ogni anno, e il 12% delle vittime è <18 anni. Nel periodo 2017-2021 l’Istat conta 1.642 decessi per annegamento, di cui 206 tra 0 e 19 anni (12,5%), pari a circa 41 morti l’anno tra bambini e adolescenti; inoltre gli uomini rappresentano il 81% delle vittime.

A livello internazionale l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva già nel 2014 dedicato al fenomeno un Global Report, esortando a politiche di prevenzione strutturate. Se i numeri sono noti, perché il rischio continua a essere sottovalutato? La risposta sta proprio nella rapidità e nella modalità dell’annegamento, che spesso contraddicono le convinzioni diffuse: non è detto che un bambino in difficoltà urli o si agiti vistosamente, perché nello sforzo istintivo di respirare può non avere la forza di chiamare aiuto e scivolare sott’acqua in pochi secondi.

Il video dell’Istituto e gli esperti insistono sulla necessità di una sorveglianza attiva e ravvicinata: non basta un’occhiata ogni tanto, occorre un adulto dedicato, sobrio e a portata di braccio, senza distrazioni come lo smartphone. Le piscine private concentrano un’ampia quota di incidenti pediatrici: pochi minuti di distrazione, un giocattolo che rotola in acqua o un bordo scivoloso sono spesso sufficienti. Al mare la variabilità dei fondali e delle correnti introduce ulteriori fattori di pericolo.

Per ridurre il rischio è quindi fondamentale organizzare spazi, tempi e regole: recinzioni e cancelli autochiudenti per le piscine private, coperture quando l’impianto non è in uso, l’eliminazione di giochi e gonfiabili dall’acqua quando non si nuota, e il divieto di affidare la sorveglianza di un bambino a un altro bambino.

Anche i dispositivi di sicurezza hanno il loro ruolo, ma non sono sostitutivi della vigilanza: è preferibile l’uso di aiuti al galleggiamento certificati, mentre i semplici braccioli non eliminano il rischio. Le regole comportamentali contano: niente tuffi in acque basse, niente corse sul bagnasciuga o sul bordo piscina, attenzione al meteo e alle correnti, e rispetto delle aree sorvegliate e delle segnalazioni di bandiera.

La formazione è un altro tassello essenziale: corsi di acquaticità e di nuoto adeguati all’età aiutano, ma non devono indurre a rilassare la sorveglianza; imparare le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base e sapere come chiamare il 112 sono competenze salvavita. Infine, un dettaglio che può fare la differenza nella tempestività dell’intervento riguarda la visibilità: costumi e accessori ad alto contrasto e colori fluo facilitano l’individuazione dei bambini in acqua, mentre tonalità scure o pastello tendono a “perdersi” nello specchio d’acqua.

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