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STROMBOLI

Case invase: «o loro o noi»

A Ginostra 2.000 capre per 40 residenti

A Ginostra 2.000 capre per 40 residenti

Sull’isola di Stromboli, a Ginostra, il fruscio del vento non copre più i belati. Le caprette, un tempo parte pittoresca del paesaggio, oggi varcano soglie, salgono sui letti, divorano ulivi e piante di cappero, accerchiano i turisti sui sentieri a strapiombo. «Devono portarle via o abbatterle: o loro o noi», è il grido di un borgo che da settimane denuncia una situazione diventata insostenibile, con seri rischi per la sicurezza e la salute pubblica.


«La notte qui si dormiva con le porte aperte, ora ti ritrovi le capre sul letto», racconta Gianluca Giuffrè, coordinatore del Comitato per Ginostra. Le testimonianze si moltiplicano: gli animali scendono dalle pendici del vulcano, attraversano vicoli e cortili, si spingono fin dentro le case. La convivenza forzata ha superato la soglia di tolleranza di chi vive e lavora qui, e di chi arriva per una vacanza. I numeri parlano da soli: circa 2.000 capre per una comunità di una quarantina di residenti (che d’estate diventano un centinaio). L’origine risale al secondo Dopoguerra, quando due caprette furono portate sull’isola per l’allevamento: decenni dopo, senza gestione efficace, la popolazione è esplosa, alterando l’equilibrio tra comunità umana e ambiente.

«La mia casa ha tre terrazzamenti, attorno un uliveto storico. Le capre devastano le piante di cappero, gli uliveti, ci entrano in casa, le ritroviamo nei patii e sulle terrazze». Le incursioni arrivano fino alla spiaggia. Anna e Marco, in vacanza, ricordano la paura: «Stavamo andando al mare e ci siamo trovati accerchiati da decine di capre. Avevamo lo strapiombo della scogliera alle spalle e gli animali che ci spingevano indietro. Siamo riusciti a fuggire, ma la paura è stata tanta». Episodi simili, raccontano i residenti, non sono più rari.


Da gennaio esiste un piano sanitario che prevede l’abbattimento di una quota degli animali e il trasferimento di altri. Secondo Giuffrè, però, non è stato attuato perché per il sindaco Riccardo Gullo non costituiva un’emergenza; ora, aggiunge, il primo cittadino avrebbe cambiato orientamento. Nel frattempo, le settimane passano, l’invasione avanza e la percezione di insicurezza cresce tra residenti e visitatori.


La pressione delle capre sulla vegetazione — arbusti, bacche, corteccia d’ulivo, piante di cappero — impoverisce il paesaggio e mette a rischio terrazzamenti e colture storiche, mentre la presenza aggressiva dei branchi lungo sentieri e scogliere espone i turisti a situazioni pericolose. 

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