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L'ANNIVERSARIO

"Roma città aperta" compie 80anni

Dal 24 settembre 1945, un mito globale

Roma città aperta, il film che non smette di nascere

Nella leggenda del cinema italiano c’è un ronzio metallico: il suono di bobine rammendate con pellicole trovate chissà dove, emulsionate con argento destinato ad altro. È il rumore di Roma città aperta, un’opera che non si limita a raccontare la Resistenza: la incorpora nella sua stessa materia. 

La lavorazione parte col titolo provvisorio Storie di ieri e approda al traguardo grazie a due sigle chiave del dopoguerra: Excelsa (produzione) e Minerva (distribuzione). Il 5 settembre 1945 la pellicola passa alla revisione cinematografica. Il funzionario Vincenzo Calvino elogia la “regia nervosa e scattante” di Roberto Rossellini, ma segnala una battuta “sensibile” sul presunto arrivo degli americani, pronunciata da Pina/Anna Magnani. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spettacolo, il liberale Giustino Arpesani, non rileva elementi denigratori e autorizza senza tagli. Poi le date che contano: 24 settembre, presentazione in occasione di un festival; 27 settembre, prima proiezione pubblica a tutti gli effetti.

Nella stagione 1945/46 è il maggiore incasso nazionale. Ma la vera sorpresa arriva dagli Stati Uniti: non il primo film europeo a ottenere una distribuzione ampia, bensì il primo a “fare cassetta”, al punto da diventare modello per l’import del cinema del Vecchio Continente. 





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