VOCE
l'allarme
20.08.2025 - 10:40
Sulle spiagge tra Cavallino, Pellestrina e Chioggia (Venezia) il mare restituisce numeri che non vorremmo contare. È la fotografia di una biodiversità sotto pressione, che costringe la macchina pubblica a una risposta rapida e coordinata. La Giunta regionale del Veneto approva un nuovo protocollo per la gestione degli spiaggiamenti di tartarughe e cetacei e per la tutela dei nidi di Caretta caretta: uno strumento operativo che punta a trasformare l’emergenza in metodo.
Lungo il litorale veneziano cresce l’allerta: da gennaio si contano 12 tartarughe marine trovate vive e 99 morte, oltre a 9 delfini senza vita. Una sequenza di ritrovamenti che impone procedure chiare, tempi certi e responsabilità definite per la gestione degli esemplari vivi in difficoltà, di quelli catturati accidentalmente e delle carcasse.
Il protocollo, aggiornabile ogni tre anni per recepire novità normative e scientifiche, definisce: la catena di intervento per gli spiaggiamenti di grandi vertebrati marini (tartarughe e cetacei), dal primo avviso alla messa in sicurezza fino al trasferimento in centri di studio e smaltimento; le modalità di soccorso per esemplari vivi in difficoltà o vittime di cattura accidentale, con l’obiettivo di garantire tempestività e sicurezza; la tutela dei nidi di Caretta caretta: monitoraggio dei tratti di costa idonei, identificazione delle aree di nidificazione, segnalazione e sorveglianza dei nidi, supporto alla schiusa. È un impianto che mette ordine dove spesso prevalgono frammentazione e improvvisazione, fissando passaggi operativi e ruoli per evitare ritardi che possono risultare fatali, tanto per gli animali quanto per la raccolta di dati scientifici.
La regia è regionale, ma l’operatività è corale. Il documento nasce dalla sinergia tra Università di Padova, Arpav, Ente Parco naturale regionale Veneto del Delta del Po, direzioni regionali competenti (ambiente, sanità veterinaria, turismo, biodiversità), Comuni costieri, Capitanerie di Porto, musei naturalistici e centri di recupero, oltre alle forze dell’ordine e alle organizzazioni non governative. In altre parole, ricerca, istituzioni e territorio lavorano in rete: è la condizione necessaria per un’azione efficace in mare e a terra.
Per l’assessore ai Parchi e alla pesca, Cristiano Corazzari, l’approvazione del protocollo è "un passo avanti" per la salvaguardia del patrimonio naturale veneto. Tartarughe e cetacei vengono indicati come vere "sentinelle" della salute del mare: la scelta di costruire una rete regionale capace di intervenire con prontezza punta a mettere a sistema competenze scientifiche, sanitarie e operative. Un’impostazione che, se sostenuta con risorse e formazione, può diventare standard di riferimento.
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