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L’ultimo saluto al padre dell’ambiente

Il commosso abbraccio della città all'avvocato Gianluigi Ceruti

“Troverai più nei boschi che nei libri” dice la massima di Bernardo da Chiaravalle. Noi, oggi, impariamo il rispetto per l’ambiente più da una legge, che da tante altre cose. E quel decreto, il n. 394 del 6 dicembre 1991, porta il suo nome, quello del rodigino Gianluigi Ceruti.

Commosso e partecipato l’ultimo saluto, nella mattinata di oggi, giovedì 21 agosto, nella chiesa di san Bortolo, all’avvocato spentosi lo scorso 8 agosto a 88 anni. Onorevole, già consigliere e vicepresidente nazionale dell’associazione Italia Nostra (per il decennio ‘80-‘90) ma soprattutto padre di quella che tutti ricordano comunemente come la legge sui Parchi. Parabola lunga quella della sua vita, tra lo sfondo dei colli euganei, fra gli argini polesani e quelli addobbati di platani del Tevere, tra Camera e associazioni, fondazioni e, su tutti, un substrato di amore che ha gettato una nuova consapevolezza nel rispetto dell’ambiente; in primis di quelle riserve che, tutt’ora sono ancora tali, solo grazie al suo tenace contributo.

È stato ricordato così, prima dell’inizio del rito funebre, con la lettura di un articolo di Gian Antonio Stella apparso sul Corriere lo scorso 9 agosto. Altrettanto sentiti i ricordi del parroco, don Andrea Varliero, nel tratteggiare i connotati di un uomo segnato dall’entusiasmo per il suo lavoro, più battaglia che impiego, più missione che obiettivo. Dopo la laurea in Giurisprudenza (tesi sul diritto nel pensiero di Benedetto Croce), i banchi di Montecitorio come scenario nelle sue più lunghe battaglie, risultati riusciti di una “visone” lunga, paesaggistica, d’anticipo sui tempi. Nel 1987 è infatti eletto alla Camera dei Deputati, nella Circoscrizione Verona-Padova-Vicenza-Rovigo nelle liste Verdi. Fautore del decreto generale sui Parchi nazionali e le altre aree naturali protette, terrestri e marine, a lui si deve anche l’introduzione della "Carta della Natura".

“È stato forte come Davide contro Golia, e ancora un visionario, non nel senso di un disincarnato dalla realtà ma di uno che con entusiasmo ci ha creduto. Siamo debitori perché anche grazie a lui abbiamo preso coscienza del creato, della cura della nostra casa comune” ha continuato Varliero, tra gli sguardi grati dei tanti presenti, come il consigliere comunale Paolo Avezzù, il presidente dell’Accademia dei Concordi, Pierluigi Bagatin, la vice, Lodovica Mutterle, il presidente di Italia Nostra Rovigo, Fabio Bellettato, la vice presidente della Fondazione Cariparo, Damiana Stocco, e ancora il consigliere di minoranza comunale, Franco Palmiro Tosini e l’ex sindaco Edoardo Gaffeo. Altrettanto presente all’appello il lungo elenco dei meriti in vita: prolifico sotto il “Transatlantico” di Montecitorio (con ben 87 progetti di legge presentati, 55 interventi e 817 atti di indirizzo e controllo) quanto attivo per il suo caro Polesine; l’ultima delle sue pubblicazioni proprio si dedicava alla storia del mitico Fetonte sprofondato nelle acque del Po, un’ultima dedica che pare come testamento spirituale, sguardo finale sulla sua terra e su tutte quelle che ha salvato.

 

 

 

 

 

 

 

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