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IL CASO

Vergogna sui social: mariti pubblicano foto intime delle moglie senza consenso

Il gruppo chiuso su Facebook, riemerge su Telegram.

Da Facebook a Telegram: il ritorno di “Mia moglie” e l’industria delle foto rubate

Pensavamo fosse finita. Invece, tagliata una testa, ne sono spuntate altre. Il gruppo “Mia moglie” – nato nel 2019, arrivato a superare 32 mila iscritti e dedicato alla condivisione di foto intime di donne senza consenso – è stato chiuso su Facebook. Ma si è già riorganizzato, più ramificato e opaco, su WhatsApp e soprattutto su Telegram. Qui, tra pseudonimato, bot, canali-clone e archivi a pagamento, la filiera delle immagini rubate prospera in un sottobosco difficile da estirpare. E mentre la Polizia Postale denuncia scarsa collaborazione per spezzare questo circuito, le domande alle piattaforme tornano pressanti.


Mia moglie” nasce nel 2019 e attecchisce rapidamente: una community opaca che si nutre di immagini private pubblicate senza consenso. Prima della chiusura su Facebook, contava oltre 32 mila iscritti. La rimozione non ha interrotto il fenomeno: l’ecosistema si è ricomposto su canali e gruppi di WhatsApp e, in misura ancora più significativa, su Telegram. Qui si moltiplicano “backup” e canali di riserva pronti a subentrare a ogni chiusura, garantendo continuità a un flusso di contenuti che, secondo le segnalazioni, comprende anche scatti di adolescenti.


Il mix è noto a chi studia le piattaforme:

- pseudonimato che rende ardua l’attribuzione di responsabilità;

- bot che automatizzano raccolta, indicizzazione e distribuzione dei contenuti;

- canali-clone e reti di rimando incrociato che sopravvivono ai takedown;

- archivi a pagamento che monetizzano l’illegalità e spingono alla replicazione. È l’architettura stessa a favorire resilienza e crescita virale. Spegnere un canale, senza un’azione coordinata e rapida su tutta la costellazione di copie e bot, equivale a schiacciare un grappolo d’aria: riemerge altrove, in pochi minuti.


Secondo quanto segnalato dagli investigatori, la collaborazione per debellare il fenomeno è scarsa. In assenza di un canale operativo efficiente, tempi certi e cooperazione proattiva, ogni intervento si riduce a una rincorsa. Nel frattempo, archivi e mirror si moltiplicano, rafforzati da strumenti che automatizzano sia la diffusione sia la ricostituzione delle reti.


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