VOCE
L’opera
24.08.2025 - 09:00
Il ponte sul Po dell'autostrada A13
Dieci milioni per mettere in sicurezza il ponte sul Po dell’autostrada A13. Lo scorso 8 agosto, infatti, Autostrade per l’Italia ha presentato istanza di verifica di assoggettabilità a VIA alle due Regioni interessate, Veneto ed Emilia-Romagna, per un intervento di “sistemazione del fondale e difesa spondale in corrispondenza del ponte sul fiume Po”, che tuttavia non interferirà con la circolazione stradale, perché si svolgerà tutto al di sotto, alla base delle pile del ponte per rafforzarne la stabilità, riempiendo le buche che inevitabilmente si formano per effetto della corrente, e intervenendo in modo da contrastarne la formazione in futuro.
Il ponte è stato costruito tra il 1967 e il 1972 dall’impresa Lambertini di Bologna ed è stato oggetto di interventi strutturali nel 1992, nel 1995, nel 2008 e nel 2020 e, si spiega nella relazione generale del progetto esecutivo, redatto da Tecne, la nuova società di ingegneria del Gruppo Autostrade per l’Italia, gli interventi “sono inquadrabili nell’ambito di una valutazione globale sul ponte attualmente in corso e che porterà a definire la tipologia di intervento definitivo per garantire una maggiore vita utile all’opera a lungo termine. Sono infatti in corso di valutazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti due soluzioni progettuali analizzate per definire l’intervento a lungo termine per l’opera”. In particolare, una prevede il “rinforzo di tutti gli impalcati con precompressioni esterne, con estensione di vita di circa 15-20 anni”, l’altro prevede la “costruzione di due nuove carreggiate con garanzia di vita utile di 50 anni, con ordinaria manutenzione”. Il ponte, comunque, è costantemente “sorvegliato” da un sistema di monitoraggio installato su 12 campate, “che ha l’obiettivo di valutare eventuale insorgenza o progressione dei difetti”.
Per quanto riguarda il progetto in questione, “il ripascimento del fondo – si legge nella relazione – è abbinato alla realizzazione di protezioni spondali in corrispondenza dell’argine maestro in sinistra idraulica e della sponda destra dell’alveo di magra. Questi ulteriori interventi, inseriti in progetto al fine di recepire le prescrizioni di Aipo, sono volti a preservare gli argini e metterli al riparo da eventuali erosioni dovute a possibili variazioni locali della corrente che potrebbero verificarsi in seguito al riempimento delle buche di erosione. Sulla sommità dell’argine maestro in sinistra idraulica si predispone, come da indicazioni di Aipo, una protezione ulteriore con formelle in calcestruzzo in corrispondenza del viadotto al fine di proteggere l’argine dal dilavamento causato dall’acqua proveniente dal viadotto”.
Nel dettaglio, “l’intervento di ripascimento del fondo in progetto prevede il riempimento delle buche di erosione che sono state rilevate in corrispondenza delle pile 25, 24, 23 e 22 del viadotto autostradale mediante la posa di massi sciolti di diametro pari a 50 centimetri. In un contesto caratterizzato da variazioni continue del fondale, un aspetto piuttosto delicato e importante risulta essere quello della definizione dei volumi da riempire con il materiale sciolto, in modo da coniugare le due esigenze in qualche modo tra loro contrapposte di stimare in maniera cautelativa le volumetrie di materiale da impiegare e di stabilire le quote massime di riempimento evitando la creazione di soglie di fondo”.
Da progetto l’intervento avrà una durata prevista di 444 giorni, con inizio ipotizzato il 27 luglio 2026 e conclusione il 13 ottobre 2027. Ovviamente si tratta di ipotesi, con le giornate di magra in cui è possibile lavorare in alveo stimate in 304 giorni, anche se, ovviamente, si tratta di un parametro non preventivabile a priori. Sono previsti in tutto 66 giorni di lavorazioni in acqua con impiego del pontone. Nel computo della durata complessiva dell’intervento, sono calcolati anche 77 giorni per la bonifica bellica. Perché l’area, come è noto, nel corso della Seconda Guerra mondiale, essendo strategica dal punto di vista logistico, è stata oggetto di ripetuti e pesanti bombardamenti: “La bonifica di superficie, propedeutica a qualsiasi bonifica profonda, per la ricerca, localizzazione e rimozione di mine, ordigni ed altri manufatti bellici interrati, sia in terra che in acqua, fino a 100 centimetri di profondità, verrà eseguita con l’impiego di apparati rilevatori su tutta l’area interessata dai lavori, più l’area di sicurezza di 1,50 metri lungo il perimetro della predetta area. Prima di procedere alla ricerca degli ordigni bellici, si dovrà procedere al taglio della vegetazione in tutte quelle zone ove la presenza della stessa ostacoli l’uso dell’apparecchio cercamine e sarà effettuato da operai qualificati sotto il controllo di un rastrellatore”.
L’importo previsto dei lavori a base d’asta è pari a 6.312.147 euro, ai quali si sommano 356.683 euro di oneri della sicurezza e 3.552.725 euro di somme a disposizione, nelle quali sono computate, fra le altre, le spese per le videoispezioni subacquee su fondazioni, l’assistenza archeologica, la redazione del Piano di monitoraggio ambientale e i fondi per il rimboschimento, con la stima della compensazione abbattimento alberi calcolata su 12 piante sul territorio di Occhiobello pari a 11.108 euro, con il reimpianto di piantine, di circonferenza di 20-25 centimetri, di essenze di tipo forestale come platani, tigli, aceri, ippocastani, ailanti, e con “manutenzione post trapianto per due anni di alberi compresa garanzia di attecchimento”.
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