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MONDO

Allarme larva “mangia-carne”

Primo caso umano negli Usa

Larva “mangia-carne” in Maryland, primo caso umano negli Usa: allerta sì, allarmismo no

Dal Maryland arriva la conferma del primo caso umano di miasi da “verme del Nuovo Mondo” mai identificato negli Usa in relazione a un viaggio da Paesi in epidemia. Le autorità, però, rassicurano: il rischio per la popolazione resta molto basso. La miasi è una parassitosi causata dall’infestazione di tessuti vivi da parte di larve di mosca. In questo caso l’agente è la Cochliomyia hominivorax, un parassita obbligato: può riprodursi solo all’interno di un ospite. Allo stadio larvale si annida nelle ferite degli animali a sangue caldo, nutrendosi dei tessuti e causando danni progressivi.


Secondo quanto riportato da Cnn, l’infezione ha riguardato un paziente proveniente da El Salvador. I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno avviato indagini. “Questo è il primo caso umano di miasi da verme del Nuovo Mondo associato a un viaggio da un Paese colpito da un’epidemia identificato negli Stati Uniti”, ha dichiarato alla Cnn Andrew Nixon, portavoce del Dipartimento della Salute. Al momento, ha aggiunto, “il rischio per la salute pubblica negli Stati Uniti è molto basso” e non sono stati rilevati altri casi di trasmissione né in umani né in animali. La Cochliomyia hominivorax si è diffusa in America Centrale all’inizio del 2023, con focolai registrati in Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua e Panama. Alla fine dello scorso anno il parassita è stato segnalato anche nel Messico meridionale, riferisce ancora Cnn. Oltre al rischio per i singoli casi umani, il “verme del Nuovo Mondo” rappresenta una minaccia per le popolazioni animali e, di riflesso, per l’approvvigionamento alimentare. La sua capacità di colpire gli animali da allevamento rende cruciale l’intercettazione precoce dei casi e la prevenzione delle reintroduzioni in aree finora indenni.


Non è la prima volta che gli Stati Uniti affrontano questa minaccia. Tra gli anni Sessanta e Settanta il problema fu eradicato grazie al rilascio aereo di maschi sterilizzati, che interrompono il ciclo riproduttivo accoppiandosi con le femmine selvatiche. In coerenza con questa strategia, questo mese il Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) ha annunciato la costruzione di un impianto a Edinburg, in Texas: potrà produrre fino a 300 milioni di mosche sterili a settimana.


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