VOCE
scuola
27.08.2025 - 17:46
Suonerà la campanella, non lo smartphone. Dal prossimo settembre la scuola italiana si presenterà con una regola chiara: niente telefoni durante l’orario scolastico. Una stretta che nasce da una circolare del Ministero dell’Istruzione e del merito datata 16 giugno 2025, e che sta già ridisegnando regolamenti interni, abitudini di aula e perfino il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglie. Ma come si applicherà davvero? E quali modelli stanno scegliendo gli istituti?
La misura, percepita da molti studenti come punitiva, è stata motivata dal Ministero con gli “effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche”. Un contesto in cui fanno da sfondo i risultati Invalsi: cresce la quota di maturandi con competenze molto deboli in Italiano e Matematica, un campanello che il ministro Giuseppe Valditara richiama spesso quando parla di recupero dell’attenzione e della qualità dell’apprendimento.
La circolare non chiarisce in modo esplicito se il divieto si estenda a cambio d’ora, intervalli, attività extra e uscite didattiche. La governance passa agli organi interni: le decisioni generali saranno assunte nel collegio dei docenti del 1° settembre, mentre profili economici e organizzativi verranno definiti dai consigli d’istituto. È qui che si deciderà anche se consentire l’uso negli intervalli o adottare un divieto totale.
Un liceo di Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, ha già tracciato una linea netta: dal 1° settembre 2025 stop a smartphone e dispositivi personali durante ogni momento scolastico, compresi intervalli, spostamenti, laboratori, progetti pomeridiani e gite. Nella circolare interna si legge: “mettere via lo smartphone a scuola significa restituire profondità a ciò che facciamo: ascoltare davvero, capire meglio, discutere con più energia, costruire opinioni solide”. L’obiettivo dichiarato è “allenare le nuove generazioni” a un uso consapevole, riconoscendo quando è più utile recuperare il contatto con la realtà non virtuale. Altrove si punta sul coinvolgimento. All’istituto superiore Scotellaro di Massa di Somma (Napoli), la preside Marina Petrucci invita al confronto: “La soluzione migliore resta quella condivisa, altrimenti si alimentano solo le proteste. È il nostro modus operandi: il confronto è più complesso e faticoso. Ma la voce dei ragazzi va ascoltata, ci sorprendono e ci danno sempre preziosi contributi. Del resto il divieto è per loro”. Una strada che mette al centro corresponsabilità e adesione consapevole alle regole.
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