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In canoa sul Po fino alla foce

“Ci accampavamo sugli spiaggioni, abbiamo affrontato i mulinelli e la corrente. Che esperienza”

In canoa sul Po fino alla foce

Piergiorgio Campanini e Alex Malavolta partiti da Viadana per arrivare al Delta

Pagaiando in canoa per 215 chilometri sul Po. E’ l’impresa di due amici di 24 anni, Piergiorgio Campanini e Alex Malavolta partiti da Viadana per arrivare al Delta. A colpi di remi. “La canoa scivolava - racconta Campanini - sul fiume. Superavamo spiagge, ponti, attracchi e pioppeti. I pescatori ci chiamavano dalle rive: ‘Dove andate?’ Noi rispondevamo ‘al mare’”

Navigare il fiume Po sino a raggiungere il mare è sempre stata un’impresa che ha suscitato interesse e ammirazione nell’immaginario collettivo della gente che popola le sue rive. Campanini spiega che “sono cresciuto frequentando la golena di Viadana e la sua fitta vegetazione. L’idea di discendere il Po fino alla foce mi venne durante il periodo della pandemia: tutti quei mesi di quarantena alimentarono la mia voglia di viaggiare. La visione, per un esame universitario, di alcuni film neorealisti ambientati sul fiume e il suo delta: come Gente del Po di Michelangelo Antonioni, Ossessione di Luchino Visconti e anche un episodio di Paisà di Roberto Rossellini, non fece altro che aumentare questo mio desiderio. Convinsi il mio amico Alex Malavolta ad acquistare con me una canoa canadese e a seguirmi in questa impresa”. E continua: “I siluri del Po per fortuna non sono i coccodrilli del Nilo e i mulinelli con una canoa come la nostra sono anche divertenti da affrontare. Sono più pericolosi i cefali che saltano fuori dall’acqua e ti possono prendere letteralmente a pesci in faccia: cosa capitata due o tre volte durante il viaggio”.

Dopo un primo tentativo non andato a buon fine qualche anno fa i due ragazzi ci hanno riprovato “estremamente organizzati. Abbiamo caricato la nostra canoa canadese, una Old Town saranac 146, con le tende, due bidoni a tenuta stagna riempiti con attrezzatura e il cibo diviso in razioni singole, una tanica da venti litri d’acqua potabile, fornellino con tutto il necessario per cucinare, e come unico “comfort” un tavolino da campeggio con le sedie e due ombrelloni peri il sole”.

E così sono partiti la prima settimana di luglio da Boretto (Reggio Emilia) sulla riva opposta a Viadana (Mantova) per la comodità dell’attracco. “Nonostante la navigazione fosse molto tranquilla rispetto al nostro primo tentativo, il viaggio è stato impegnativo perché abbiamo dovuto affrontare il caldo torrido oltre a sole, vento contrario e alla pochissima spinta della corrente causata dallo scarso livello del fiume. Ci siamo accampati sugli spiaggioni e abbiamo fatto qualche tappa in alcuni campeggi. A Stellata di Bondeno abbiamo incontrato Filiberto Raisi, pescatore professionista e protagonista di programmi televisivi sulla pesca, che ci ha raccontato la sua esperienza di discesa del Rio delle Amazzoni, mentre Mauro Bolognesi ci ha narrato le sue discese del Po fatte in solitaria negli anni ’90. La mattina del sesto e ultimo giorno abbiamo incontrato un ragazzo della provincia di Mantova, Darico Brovini, di Bagnolo San Vito che, partito da Suzzara pochi giorni prima, stava discendendo il fiume in solitaria: si era fermato al molo di Ariano nel Polesine dopo aver notato la nostra canoa. Noi stavamo facendo colazione e davanti a un caffè abbiamo deciso di percorrere insieme gli ultimi 40 chilometri che ci separavano dal mare, lottando contro la marea contraria e il caldo, ma motivati dall’essere diventati un gruppo”.

Al tramonto, superati gli ultimi canneti, finalmente la vista del faro di Goro, “Eravamo giunti alla meta. Dopo aver tirato in secca le canoe, abbiamo festeggiato con un ricco banchetto unendo tutti i viveri rimasti. Accampati sulla foce del Po, di fronte all’Isola dell’Amore, abbiamo affrontato una notte difficile a causa di un vento fortissimo che rischiava di sradicare le tende. Solo all’alba ci siamo potuti finalmente riposare con un meritato bagno in Adriatico. Al mattino, camminando sulla riva disseminata di conchiglie, i pescatori ci chiedevano: 'Ma da dove venite?' e alla nostra risposta: 'Dalla provincia di Mantova’, ci guardavano stupiti”.

I due amici la definiscono “un’avventura indimenticabile, una emozionante esperienza che ha messo alla prova la nostra capacità di resistenza. Un percorso lento, lontano dai rumori della civiltà frenetica, immersi nell’armonia della natura, che ci ha permesso di assaporare appieno i paesaggi, di conoscere la gente del Po. Quei sei giorni in canoa resteranno per sempre con noi: non solo un viaggio, ma un modo per guardare con occhi nuovi il fiume e noi stessi”.

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