VOCE
Economia
28.08.2025 - 07:00
“Per quelli che sono gli elementi noti non ci sono novità per quanto riguarda investimenti in Polesine nell’ambito della Zls, la Zona logistica semplificata. Ma attenzione, questo non vuol dire che lo strumento non funzioni, quanto piuttosto che la situazione nel suo complesso presenta aspetti di grande complessità, si pensi a tutta la questione legata ai dazi Usa ed alla crisi che sta vivendo la Germania, con ricadute dirette anche da noi perché siamo un Paese manifatturiero legato a doppio filo alla Germania”. Con la consueta schiettezza, Gian Michele Gambato, vicepresidente della Camera di Commercio Venezia Rovigo nonché componente del Comitato di indirizzo per l’amministrazione della Zls, non nega che al momento non siano arrivate le risposte che si attendevano dall’avvio della Zls ma non sembra perdere l’ottimismo.
Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine, c’è andato giù duro sostenendo che la Zls è ferma al palo e che dei fantomatici investitori stranieri non vi sia più traccia, indicando anche che sul portale Bluegate l’elenco dei provvedimenti di autorizzazione unica rilasciati nell’ambito delle procedure semplificate della Zls il Polesine non compaia. In effetti, nell’elenco aggiornato al 6 giugno sono riportate 15 pratiche, tutte della provincia di Venezia, fra le quali una non “veneziana” perché riferita al territorio di Chioggia, per l’appunto una delle quattro domande di nuovo insediamento, mentre in tutti gli altri casi si tratta di ampliamenti di strutture esistenti.
Gambato guarda al quadro complessivo: “Non dimentichiamo la genesi di questo strumento che ha dovuto fare i conti con le mancate coperture è stato finanziato a settembre 2024 per investimenti da presentare entro novembre dello stesso anno e poi rifinanziato a maggio di quest’anno con la finestra per la comunicazione preventiva dal 22 maggio al 23 giugno. Il tutto in un momento di forti instabilità internazionali. Non è che oggi la situazione complessivamente sia così entusiasmante, ci sono situazioni complesse, ma resto convinto che in un arco temporale più lungo e con maggiore programmazione questo strumento, che è sicuramente valido, possa portare a dinamiche interessanti come quelle che stanno arrivando con la Zes al Sud. Ma non si può caricare la Zls di una montagna di aspettative e pensare che possa trasformare tutto a prescindere del contesto”.
Tuttavia, Gambato pensa positivo: “Resto tendenzialmente ottimista perché il territorio ha una sua peculiarità e bisogna assecondarla. Possiamo puntare sui servizi. E se è vero che oggi come oggi non ci sono, o quanto meno non sono note, procedure in ambito Zls, ci sono comunque iniziative in atto in Polesine, anche al di fuori del territorio ricompreso nella Zls. Ma, ribadisco, non dimentichiamo che questo strumento ha trovato la concretizzazione a cavallo dell’estate e siamo ad agosto, con le coperture arrivate in ritardo e non pianificate su un arco lungo. E non dimentichiamoci che l’accordo con gli Stati Uniti sui dazi, che non interessano solo Italia ed Europa, ma il sistema globale, è stato fatto fatto l’altroieri: gli effetti devono ancora concretizzarsi. Se andiamo ad analizzare i numeri sugli investimenti la situazione è abbastanza ferma ovunque. Tuttavia il sistema industriale italiano ha caratteristiche di resilienza molto forti, ma soprattutto la capacità di sapersi adattare al contesto che è cambiato negli ultimi vent’anni, attraversando mari in burrasca e reggendo anche quando altri sistemi sono entrati in crisi. Vediamo, dunque, perché comunque il Polesine è parte di questo sistema e speriamo che tutto quello che oggi è una situazione programmatica possa trasformarsi in realtà”.
Duri i commenti sul tema che arrivano da comitati e Movimento 5 stelle. Il pentastellato Michele Masin nota: “Purtroppo, di questo passo, anche la Zls sarà l’ennesima occasione persa per tutto il territorio, succube di un campanilismo senza pari nel resto del Paese, e di una miopia cronica sul tipo di economia e modello di sviluppo che si vuole per il Polesine. I segnali sono stati lanciati più volte e ancora si continua a non preoccuparsi di ragionare di che futuro dare all’unica provincia veneta in continuo calo demografico ed economico. Ancora una volta vittime di mancanza di politiche industriali e sociali”
Vanni Destro, della rete dei Comitati Polesani a difesa della salute e dell’ambiente, infece parla di “fallimento di un sistema arcaico: la realtà arriva prima delle pie illusioni e la Zls in Polesine si rivela non interessante per gli investitori. Che non ci volesse la scala per arrivare a capirlo è semplice, solo certi amministratori locali o certi rappresentanti sindacali di associazioni datoriali o commerciali che probabilmente vivono ancora negli anni '80 credono ancora in un certo tipo di ‘sviluppo’ ormai arcaico basato su cementificazione e traffico incrementato. In Polesine poi non ha assolutamente alcun senso, come non ha senso deregolamentare le tutele ambientali per l'interporto di Rovigo funzionali a far insediare impianti nocivi senza troppi lacci e lacciuoli”.
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