VOCE
TAGLIO DI PO
28.08.2025 - 17:00
La regista tagliolese Silvia Maggi alla Mostra del cinema di Venezia, ospite del padiglione Veneto, con la sua opera “Valery Alexanderplatz”. In occasione della Mostra del cinema, dunque, il Padiglione della Regione ospiterà il lavoro di una regista polesana che da anni vive all’estero ma mantiene radici forti nel suo territorio. Silvia Maggi, originaria di Taglio di Po, presenterà infatti “Valery Alexanderplatz”, un documentario di 28 minuti girato a Berlino.
Il film racconta la vita di Valérie Taccarelli e nasce da un legame sorprendente con la musica italiana. Punto di partenza è la celebre canzone “Alexanderplatz” di Milva, conosciuta come una delle sue interpretazioni più intense. “In pochi sanno - spiega Silvia Maggi - che quel brano deriva in realtà da Valery, una canzone scritta da Alfredo Cohen nel 1978 e dedicata a una giovane Valérie. E’ da lì che si snoda la storia, tra memoria personale e trasformazioni collettive”.
Girato tra Berlino Mitte e la storica Alexanderplatz, il documentario mette in dialogo luoghi iconici e narrazioni intime, restituendo al pubblico un ritratto che intreccia vicende private e riflessioni sociali. “Al centro del mio lavoro c’è sempre l’umano nelle sue affezioni politiche - racconta la regista - credo che la vita stessa sia il più potente atto politico e cerco di esplorarne il sentire, osservando i comportamenti in relazione ai bisogni sociali”.
Classe 1982, laureata in sociologia all’università di Urbino e in giornalismo audiovisivo a Bilbao, Silvia Maggi ha alle spalle un percorso internazionale: dopo cinque anni a Madrid, dal 2010 vive e lavora a Berlino. Ha già firmato diversi documentari, tra cui “Erase una vez el miedo” (Spagna, 2003) e “Welcome home” (Italia/Germania, 2013), proiettato in oltre cinquanta festival e conferenze tra cui la Royal Academy University di Londra, il Florence Queer Festival e il Festival del cinema italiano a Rovinj, in Croazia.
Anche come videoartista ha lasciato il segno, collaborando con realtà prestigiose come il Queer Mix Festival di New York, la Yermilov Gallery di Kharkov e la Guggenheim Foundation di Berlino. Con “Valery Alexanderplatz” la regista polesana torna dunque a intrecciare la memoria culturale italiana con l’esperienza europea, offrendo un racconto che promette di emozionare e far riflettere.
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