VOCE
Vittorio Veneto
31.08.2025 - 13:23
Una cena abbondante, il conto che lievita, poi la fuga. E, subito dopo, il video delle telecamere rilanciato sui social e una taglia da 200 euro per chi aiuterà a dare un nome ai tre protagonisti. Succede a Vittorio Veneto, dove il titolare del ristorante giapponese Sushi Shiro ha scelto la via della denuncia pubblica per arginare un fenomeno che preoccupa sempre più i ristoratori.
È la sera del 27 agosto quando tre persone — due uomini e una donna — prendono posto ai tavoli del Sushi Shiro, in viale della Vittoria. Ordinano il menù all you can eat (28,9 euro a testa) e, oltre alle portate, scelgono anche bottiglie di vino costose. Il conto finale si aggira attorno ai 180 euro. Al momento di pagare, però, i tre si allontanano in fretta, lasciando il ristorante senza passare dalla cassa.
I sistemi di videosorveglianza del locale riprendono l’arrivo e l’uscita del terzetto. Il gestore decide di condividere sui social le immagini — con i volti ben visibili — e di promettere una taglia di 200 euro a chi fornirà informazioni utili all’identificazione dei presunti responsabili. L’invito ai cittadini è di contattare il 112 qualora riconoscano i tre. Il post, nel frattempo, macina condivisioni e commenti, segno di un’attenzione alta della comunità locale.
La qualificazione giuridica di episodi come questo non è banale: in casi di “fuga senza pagare” la condotta viene spesso inquadrata come insolvenza fraudolenta (art. 641 c.p.), talvolta come truffa, a seconda delle condotte e degli artifici usati. Al di là delle sfumature tecniche, resta un danno concreto per l’esercente, pari in questo caso a circa 180 euro.
L’episodio non è isolato: pochi giorni prima, al pub Amadeus di San Vendemiano, si era registrato un ammanco di 60 euro in circostanze analoghe. Una scia di piccoli ma fastidiosi reati che erodono i margini di attività già provate dai costi crescenti e che spingono molti esercenti a investire in telecamere, procedure più rigide al momento del conto e segnalazioni incrociate tra colleghi.
La scelta di pubblicare i volti sui social può accelerare l’individuazione dei presunti autori, ma comporta anche rischi di gogna mediatica e di errori di identificazione. Il canale privilegiato resta quello istituzionale: raccogliere elementi, consegnarli alle forze dell’ordine e invitare chi sa a rivolgersi al 112. L’obiettivo dichiarato dal titolare è chiaro: evitare che altri locali subiscano danni simili e richiamare l’attenzione su un malcostume che mina la fiducia tra clienti e ristoratori.
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