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CASO "MIA MOGLIE"

"E' diventare uomini che è molto complicato"

La conduttrice del Tg5 commenta i casi, video infiamma i social

Quando il tg diventa coscienza: Elena Guarnieri e il monito virale sulla maschilità

Elena Guarnieri, giornalista Mediaset e conduttrice del Tg5: un minuto di parole nette, senza fronzoli, per accompagnare un servizio sui casi del gruppo Facebook “Mia Moglie” e del sito Phica.eu, dove migliaia di uomini hanno condiviso immagini di donne — talvolta delle proprie compagne — a loro insaputa, tra commenti sessisti e volgarità. «Nascere maschi è nella natura, è diventare uomini che è molto complicato». La frase, destinata a restare, è il cuore dell’apertura con cui Guarnieri ha scelto di rivolgersi direttamente ai telespettatori. Non un cappello di rito, ma una riflessione: «Ci viene da chiedere se chi pubblica certe foto oscene, certi commenti a dir poco volgari e sessisti, pensa al fatto che quella roba possa finire nelle mani di un figlio, magari di un adolescente, magari come è capitato anche a qualcuna di noi».

La conduttrice introduce così il servizio dedicato alle piattaforme finite nell’occhio del ciclone. Nel mirino, gruppi e siti dove il corpo femminile è esposto senza consenso, “dato in pasto” — per usare le parole di Guarnieri — a spazi digitali “scabrosi”. «Ci viene anche da chiedere come sia possibile che siano proprio i fidanzati, i mariti, a usare il corpo delle proprie compagne», afferma, ricordando come non tutte abbiano gli strumenti — pubblici, legali, psicologici — per reggere alla vergogna di vedersi denudate e insultate.


Il monito non si ferma alla denuncia. «È diventare uomini che è molto complicato, molto difficile e questo riguarda davvero tutti: noi genitori, la scuola, le istituzioni, siamo tutti coinvolti». Il passaggio sposta l’asse dal singolo abuso alla cultura che lo consente: educazione sentimentale e digitale, capacità di leggere il consenso, alfabetizzazione emotiva. Chi se lo chiede: come si costruisce un “uomo” in un ecosistema in cui like e condivisioni spesso premiano l’offesa? La risposta — suggerisce l’intervento — passa dall’esempio, prima ancora che dalla sanzione. In un frammento, tra i più rilanciati, la giornalista cita episodi che l’hanno toccata in prima persona: «Ricordo un “giornalista” scrivere di me una frase immonda e un “simpatico” trapper appellarmi con una frase irripetibile. E anche oggi leggo commenti del tipo: “proprio lei, chissà con Berlusconi”. Cervelli piccoli non evolveranno mai. Per fortuna, a fronte di pochi omuncoli, ci sono tanti uomini veri». 

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